MILANO – “Milano libera dal fumo? Sarà un passo avanti, sicuramente. Ma un conto sono gli annunci, un altro i fatti. Voglio vedere cosa succederà a gennaio prima di applaudire”. A commentare la stretta imminente sulle sigarette negli spazi pubblici all’aperto a Milano è Girolamo Sirchia, oggi 91enne: oltre 20 anni fa, da ministro della Salute, riuscì ad attuare la prima vera rivoluzione per tutelare i non tabagisti dal fumo passivo grazie alla legge n. 3/2003 – la cosiddetta “Legge Sirchia“ – entrata in vigore il 10 gennaio 2005 (le “bionde“ vennero messe al bando in tutti i luoghi chiusi). Ora, dal 1° gennaio, come previsto dal “Piano aria clima“, all’ombra della Madonnina il divieto di fumo già in vigore dal 2021 in alcuni spazi sarà esteso “a tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico incluse le aree stradali” ad eccezione di “luoghi isolati dove sia possibile il rispetto della distanza di almeno 10 metri da altre persone”. Tradotto: sarà praticamente vietato fumare all’aperto.
Cosa pensa della crociata milano a 20 anni dalla sua legge?
“Di sicuro è positivo rendere ancora più stringenti le normative. Spero davvero che la città possa diventare “smoke free“ ed è un bene che si lavori per questo. Però ho delle perplessità sulla messa in pratica”.
Quali?
“Intanto, penso che la gente non sia preparata. Ci sono stati gli annunci istituzionali, ripresi dalla stampa, questo sì. Ma perché le cose cambino occorre che le persone non restino indifferenti. A Milano è già proibito accendere una sigaretta in certi luoghi all’aperto, per esempio alle fermate dei mezzi pubblici, nei parchi (a meno di 10 metri dalle altre persone, ndr), nelle aree giochi. Ma fateci caso: non c’è panchina che non sia circondata da mozziconi di sigarette. E questo mostra inequivocabilmente che si continua a fumare dove non si dovrebbe. Tra l’altro anche le cicche abbandonate a terra sono pericolosissime: inquinano, trasmettono gli stessi veleni di quando vengono fumate, e alla fine finiscono nel mare. Pensiamoci: chi fuma intossica anche gli altri”.
C’è altro che la rende dubbioso sulla effettiva efficacia?
“Sì. La difficoltà di far rispettare la norma. Anche perché finora, con i divieti già in vigore, mi pare di capire che le multe siano state pochissime. E si continua a trasgredire. Questo mi rende dubbioso. Per questo dico che il provvedimento è ammirevole ma vorrei che non fosse solo sulla carta: vedremo cosa succederà dal prossimo anno. Ma voglio essere fiducioso. Sicuramente è una scelta coraggiosa quella che è stata presa, Milano può davvero aprire la strada verso una società “libera dal fumo“”.
Chi sgarra rischia sanzioni da 40 a 240 euro, può essere sufficiente?
“Sì, purché ci siano sul serio i controlli. L’applicazione blanda lascia il tempo che trova. La stretta serve proprio perché si cambino le abitudini a beneficio di tutti”.
Lei dove vive?
“A Milano, nella zona di Porta Romana”.
Le regole, ha spiegato l’amministrazione comunale, valgono solo per il tabacco. Escluse dalla stretta le sigarette elettroniche, che potranno essere utilizzate liberamente. Che ne pensa?
“Penso malissimo. Sta passando un concetto equivoco: che le sigarette elettroniche non facciano male alla salute, quando in realtà non è ancora chiaro quali siano le ripercussioni sulla salute perché rilasciano comunque delle sostanze. Io per esempio trovo anche vergognoso che ci siano negozi che vendono sigarette elettroniche vicino alle scuole: a poco a poco, ci abitueremo a un ragazzino che “svapa“? Sarà tollerata l’assuefazione a questo tipo di fumo, perché sempre di fumo si tratta? Io mi auguro di no. Le scelte coraggiose devono essere fatte fino in fondo”.