NICOLA PALMA
Cronaca

Tabaccaio contro i divieti antifumo, ma il Tar gli dà torto

Un rivenditore e un fumatore hanno impugnato lo stop nei parchi e vicino alle pensiline, il Tar ha respinto il ricorso

Campagna pubblicitaria contro il fumo

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Uno, consumatore incallito, ha rivendicato il diritto di potersi accendere una "bionda" in giro per la città, senza alcuna limitazione alla sua "libertà personale". L’altro, tabaccaio con bar a due passi da Porta Romana, ha parlato di inevitabili ripercussioni sulla sua impresa. Nei mesi scorsi, i due, assistiti dagli avvocati Alfonso Celotto e Jacopo Ferracuti, hanno presentato ricorso al Tribunale amministrativo per chiedere l’annullamento dell’articolo 9 del Regolamento per la qualità dell’aria approvato dal Consiglio comunale il 19 novembre 2020, che ha introdotto dal primo gennaio 2021 il divieto di fumare nei parchi e vicino alle fermate dei mezzi pubblici (se non a distanza di 10 metri dagli altri), nelle aree giochi per bambini, nei cimiteri, nelle aree cani e nelle strutture sportive di qualsiasi tipologia (spalti compresi); senza dimenticare lo stop dal primo gennaio 2025 in "tutte le aree pubbliche o a uso pubblico, ivi incluse le aree stradali, salvo in luoghi isolati dove sia possibile il rispetto della distanza di almeno 10 metri da altre persone".

Per gli avvocati del tabagista e del tabaccaio, l’Amministrazione avrebbe compiuto "uno sviamento di potere", arrogandosi competenze in materia di salute pubblica che in realtà non ha e introducendo "una regolamentazione alternativa e illegittimamente differente da quella vigente a livello nazionale". Di contro, Palazzo Marino ha ribattuto citando gli articoli della Costituzione "che riconoscono l’autonomia e la potestà regolamentare dei Comuni in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite, oltre alla titolarità di funzioni proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale". Tecnicismi a parte, piazza Scala ha poi prodotto in giudizio i dati che inchiodano inesorabilmente Milano come "una delle zone più inquinate della Pianura Padana, che a sua volta costituisce l’area più inquinata in Italia e in Europa occidentale". In particolare, i tecnici si sono soffermati sui sistematici sforamenti dei limiti di Pm10 imposti dall’Unione europea (max 35 giorni su 365 oltre soglia); e hanno aggiunto che il 7% del particolato prodotto in un anno (46,7 tonnellate all’anno su un totale monstre di 671,9) arriva proprio dalla combustione di tabacco.

Un quadro che, hanno sottolineato i giudici nel respingere come inammissibili o infondate le istanze dei ricorrenti, "dà adeguatamente conto della gravità della situazione ambientale". Tradotto: via libera a una misura che "non si prefigge di ridurre l’inquinamento atmosferico su larga scala, ma si preoccupa di attenuare quello “di prossimità”, contribuendo, anche per tale via, al miglioramento della vivibilità urbana". Conclusione "Le ripercussioni sull’esplicazione della libertà di fumare e sulla libertà imprenditoriale non denotano di per sé alcuna illegittimità". E ora? I due se ne faranno una ragione o proseguiranno la battaglia in Consiglio di Stato?