ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

"Io, disabile sepolta sotto le multe per colpa della burocrazia"

Gira mezza Italia per lavoro. Non esiste un permesso unico

La psicologa Anna Loredana Teofilo (Newpress)

Milano, 21 luglio 2017 - Non bastavano le barriere architettoniche, come i gradini davanti ai negozi. O i montascale alle fermate del metrò, guasti o assenti. La psicologa Anna Loredana Teofilo, da 25 anni costretta a muoversi su una sedia a rotelle, ha un altro nemico che deve fronteggiare con enorme pazienza: la burocrazia kafkiana. Che l’ha trasformata, suo malgrado, in una «collezionista» di multe, per colpa della Ztl: «Saranno una cinquantina in totale, da circa 70 euro l’una. Potrei tappezzarci casa» racconta. Questa 40enne sfoggia ironia e incredibile tempra morale, nonostante il destino le abbia mostrato il volto più duro a 15 anni. Perse l’uso delle gambe dopo un incidente in moto con il suo ragazzo 18enne. Lei è l’unica sopravvissuta.

Oggi a vessarla ci pensa lo Stato.

«Faccio  una premessa: l’auto mi è indispensabile per lavoro. Macino almeno 30mila chilometri all’anno perché, oltre ad occuparmi di marketing per una multinazionale, sono una psicologa, consulente di ospedali come Niguarda, Cto e una clinica di Imola. Alternative non ce ne sono: a Cassina de’ Pecchi, dove abito, in metrò non c’è il montascale. Guido da 22 anni ma rispetto sempre il codice della strada: non ho mai infranto i limiti di velocità né tantomeno sono mai passata con rosso».

Perché tutte queste multe?

«Non esiste un’autorizzazione valida per tutta la Città Metropolitana di Milano né tantomeno per tutta Italia, che mi consenta di varcare le zone a traffico limitato senza commettere un’infrazione. Un disabile, anche se lo è in ogni città del mondo ovviamente, dovrebbe secondo il nostro sistema ogni volta adoperarsi per una nuova autorizzazione. In molti casi avrei solo 24 ore per comunicare l’avvenuto passaggio della mia auto e inviare i documenti via fax. Cosa che non sempre mi è possibile tra lavoro e famiglia…».

Risultato?

«Sono costretta a contestare le multe in prefettura, con la solita trafila alle poste per la raccomandata. Se decido di ricorrere al giudice di pace devo comparire in Tribunale. A me pare assurdo questo gigantesco dispendio di soldi e di tempo. Non è solo una considerazione personale. Penso all’enorme spreco di risorse pubbliche per inviarmi queste raccomandate inutili. Mi risulta difficile credere che in un’epoca tecnologica non esista un sistema per garantire l’accesso automatico a chi ha una capacità di deambulazione ridotta. Basterebbe un QR code. Neppure con l’avvento del tagliando europeo per disabili è cambiato qualcosa...»

Pensa che Milano sia una città a misura di disabile?

«Meno che altrove. In altre città europee o americane, che ho visitato, usano un approccio intelligente: ti mettono nelle condizioni di essere indipendente. Lì gli ascensori funzionano. Questa primavera, invece, dei miei amici sono stati costretti a prendere il taxi per raggiungere la Darsena dal centro perché il montascale della metro non funzionava. Bisogna sempre chiedere a qualcuno. Finisce per logorarti».