Carcere di Bollate, detenuti sequestrano agente e gli tolgono le chiavi

L'agente è stato minacciato con forbici e lamette, poi imbavagliato e rinchiuso in una cella

Carcere (foto di repertorio)

Carcere (foto di repertorio)

Milano, 4 febbraio 2019 -  Sono stati denunciati in Procura a Milano per sequestro di persona i due detenuti di origine campana che ieri sera nella casa di Reclusione di Bollate hanno dapprima aggredito un agente di polizia penitenziaria in servizio presso il reparto di isolamento e, dopo avergli sfilato le chiavi della sezione, lo hanno rinchiuso in una cella per poi cercare di aprire un'altra cella dove era rinchiuso un altro detenuto con cui avevano frizioni. La situazione si è poi risolta senza conseguenze più gravi per le urla di altri detenuti che hanno allertato i rinforzi.

Da quanto è stato riferito i due detenuti, uno dei quali più volte trasferito dai vari istituti in quanto refrattario alle regole, oltre ad essere stati denunciati al pm dalla direzione di Bollate, sono subito finiti sotto consiglio di disciplina. Per loro sono stati disposti 15 giorni in isolamento. In più, accanto al loro trasferimento in altre strutture, è stato proposto al Dap di applicare ai due il regime di sorveglianza particolare (articolo 14 bis dell'ordinamento penitenziario). Infine è stata aperta un'istruttoria interna su cui vige il riserbo.

"Anche questa volta - commenta Gennarino De Fazio, della UilPa polizia penitenziaria nazionale -  le conseguenze peggiori sono state evitate per circostanze fortunose e, come quasi sempre accade, per l'intraprendenza e la forza d'animo degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, in questo caso, addirittura, pure per il primo allarme lanciato da altri ristretti; è di tutta evidenza, però, che non ci si può affidare alla provvidenza e, lungi dal voler impersonare la cassandra, sembra scontato che non potrà andare sempre bene; se ci dobbiamo affidare al soccorso dei detenuti per garantire la sicurezza delle istituzioni e per portare a casa la pelle, siamo al fallimento del sistema d'esecuzione penale dello Stato".

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