
Non solo la maxi confisca da 1,2 milioni di euro. Oltre ad aver perso la villetta di Scanziorosciate, un’Audi Q5, una decina di Rolex e il Clan 1899, il capo della Curva Sud Luca Lucci sarà un sorvegliato speciale per i prossimi tre anni. Come stabilito dal collegio di giudici Roia-Tallarida-Pontani, il trentottenne a capo del tifo organizzato di marca rossonera dovrà rincasare ogni sera prima delle 22 (e non uscire prima delle 7), non potrà accedere né dimorare nei Comuni di Milano e Sesto San Giovanni "e mantenersi ad almeno tre chilometri di distanza dai luoghi di svolgimento di manifestazioni calcistiche professionistiche, su tutto il territorio nazionale". Come un Daspo. Peggio di un Daspo. E chi conosce bene il "Toro" sa che è proprio quest’ultima limitazione a dargli più fastidio, visto che lo priverà per ben 36 mesi della vita da stadio, delle trasferte in giro per l’Italia e del dominio al secondo anello blu del Meazza.
Non è la prima volta che Lucci viene allontanato dagli impianti sportivi: era già successo nel 2004 dopo un raid alla stazione Termini di Roma, nel 2009 dopo l’aggressione choc all’interista Virgilio Motta (che perse un occhio e si suicidò tre anni dopo), e nel 2014 dopo il blitz fuori da San Siro al termine di una partita di campionato col Parma. Parentesi che non hanno impedito al leader della Sud di continuare a esercitare il suo potere, ereditato dall’amico Giancarlo "Sandokan" Lombardi e di fatto riconosciuto persino dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, che gli strinse la mano a favor di telecamere all’Arena Civica in occasione della festa per i 50 anni della Sud, nel dicembre 2018. Già, dicembre 2018, un mese spartiacque. Sì, perché il 26, la sera di Santo Stefano, andò in scena in via Novara l’imboscata dei tifosi nerazzurri contro i rivali napoletani, che portò all’investimento mortale del varesino Daniele "Dede" Belardinelli. L’indagine che ne seguì coinvolse personaggi di primo piano come Nino Ciccarelli e Marco Piovella, generando indirettamente un cambio della guardia ai vertici della Nord interista.
Un cambio accelerato dal ritorno sulle scene di Vittorio Boiocchi, reduce da una lunghissima detenzione per una condanna a 30 anni per traffico di droga e rapina, che si è ripreso subito la guida della curva. Nel frattempo, però, la Questura, grazie al costante monitoraggio degli agenti della Digos tifoserie, ha inflitto diversi colpi a luogotenenti e seconde linee della Nord. Un pezzo da novanta come Andrea Beretta è stato sottoposto a un provvedimento inedito in Italia: dopo una serie di violazioni ai precedenti divieti, gli è stato imposto di presentarsi per ben tre volte in caserma nei giorni in cui la Beneamata gioca in casa (fino al 2023). A Davide Cancelli, esponente del movimento di estrema destra Lealtà-Azione e membro di spicco del gruppo "Irriducibili", è stato invece affibbiato il primo Daspo "fuori contesto" (per due anni), riservato a soggetti pericolosi che frequentano gli stadi; un provvedimento replicato nei giorni scorsi nei confronti di Alessandro Caravita, figlio dello storico capo ultrà Franco, arrestato dai carabinieri per l’accoltellamento di un ragazzo in corso Garibaldi. E altri Daspo e multe per la violazione delle norme anti-Covid (coinvolti tra gli altri Boiocchi, Renatone Bosetti e altri membri del direttivo) sono scattati per la manifestazione non autorizzata (con accensione di fumogeni e petardi) ad Appiano Gentile prima di Juve-Inter.
Come reagiranno le curve? Presto per dirlo, anche perché attualmente gli stadi sono chiusi. Per comprenderne le strategie e analizzarne i nuovi equilibri, bisognerà attendere la riapertura completa degli impianti sportivi (almeno non è possibile ipotizzate date). Solo allora si capirà, ad esempio, chi avrà preso il posto di Lucci nella Sud (almeno fisicamente) e se ci saranno reazioni di qualche genere alla stangata contro il capo, che dovrà restare lontano dal Meazza fino al 2023.
Nicola Palma