Da Cesano alla Collina dei Ciliegi: oasi nel deserto per le api

Campionamenti in 40 siti della cintura milanese e del centro per capire l’impatto del cemento sugli insetti impollinatori e invertire la rotta

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di Simona Ballatore

Quaranta aree della provincia di Milano sorvegliate speciali per capire quanto urbanizzazione e cemento incidano sulla presenza di api e non solo. A disegnare la mappa dei siti particolarmente ricchi di impollinatori – ci si è focalizzati su api selvatiche e sirfidi – è l’Università di Milano-Bicocca, col dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze che ha appena pubblicato uno studio, sostenuto anche da Regione Lombardia, sul Journal of Applied Ecology. Tra i luoghi a misura di api e sirfidi ci sono Cesano Boscone, Cuggiono, San Bovio e Vimodrone. Guardando Milano città, spiccano il Parco Nord, il Parco Segantini e la Collina dei Ciliegi, in zona Bicocca. I campionamenti sono stati svolti tra maggio e luglio 2019 (altri campionamenti sono in corso) e sono stati analizzati anche risorse floreali e polline trasportato. "Le aree suburbane erano le più ricche – spiega Paolo Biella, 32 anni, ricercatore di Ecologia dell’università di Milano-Bicocca –: le abbondanze di impollinatori hanno raggiunto il picco quando il paesaggio era occupato dal 22% di superfici cementate, con la rilevazione di oltre 100 individui in 24 ore, e sono poi diminuite con la crescente urbanizzazione. Inoltre, la presenza era influenzata dalla distanza tra le aree verdi e dall’ampiezza del parco urbano: più erano distanti le aree o più era grande il parco, meno erano le api selvatiche e i sirfidi rilevati". La maggiore o minore cementificazione incide sugli impollinatori e sull’ecosistema di impollinazione: la sentenza. Anche il nettare disponibile aumentava proporzionalmente alla superficie cementata. E a influire negativamente è anche il clima locale. "Gli impollinatori sono diminuiti nelle aree più urbane che hanno minime variazioni di temperatura tra la primavera e l’estate, che si mantiene alta più a lungo rispetto a aree semiurbane o agricole", conferma Biella. Nel polline trasportato sono state trovate progressivamente meno specie di piante al crescere delle aree cementificate. "E il polline di città – continua il ricercatore – conteneva un’elevata incidenza di piante esotiche e ornamentali, suggerendo comunità vegetali molto antropizzate".

"Questi progetti servono a capire come invertire la relazione negativa tra urbanizzazione e biodiversità – conclude il ricercatore della Bicocca –. La consapevolezza del ruolo degli impollinatori è aumentata. C’è più sensibilità anche grazie alla citizen science. Nel Vivaio Bicocca abbiamo anche due arnie a scopo didattico: stimolare la curiosità sulla specie aiuta a proteggerla".

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