Coronavirus, milanesi a casa. E Pronto soccorso deserti

Viaggio dal Niguarda al Sacco: in tempo di coronavirus anche le sale d’attesa di alcuni tra i maggiori ospedali della città sono vuote

Pronto soccorsi vuoti

Pronto soccorsi vuoti

Milano, 13 marzo 2020 - Pronto soccorso semi deserti e silenziosi. Appaiono così i reparti dedicati alle emergenze di alcuni tra i maggiori ospedali milanesi nel pieno dell’emergenza coronavirus. Anche al Sacco - in prima linea tra le strutture che stanno fronteggiando l’epidemia - l’impressione è quella di un nosocomio tranquillo, di certo molto più tranquillo rispetto alla media del resto dell’anno. L’accesso per i pazienti positivi al Covid-19 è separato e solo tre o quattro persone si trovano in sala d’attesa. Pare che il messaggio inviato dalle istituzioni sia ormai passato forte e chiaro: a fronte di sintomi che possono ricordare l’influenza, soprattutto febbre associata a difficoltà respiratorie, meglio avvisare il numero regionale d’emergenza o il proprio medico di fiducia. Evitando di precipitarsi nei pronto soccorso, dove il rischio sarebbe quello di contagiare altre persone.

L’impressione di quiete si conferma anche in altre strutture come il Santa Rita, dove in pieno pomeriggio c’è una sola persona nella sala d’aspetto; e il Galeazzi, che registra solo la presenza di pochi anziani. Davanti al Niguarda le ambulanze sono schierate, pronte ad entrare in azione; gli operatori puliscono e sanificano i mezzi. Ma la sala d’attesa è di nuovo deserta. Lo schermo indica solo due persone che aspettando di accedere all’ambulatorio medico.

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