Coronavirus in Lombardia: "Il virus sembra essere meno aggressivo"

Remuzzi (Istituto Mario Negri): "Se la fase 2 comporterà o meno un aumento dei contagi, dei ricoveri e delle morti molto dipenderà dai nostri comportamenti"

Giuseppe Remuzzi (Foto sito internet Istituto Mario Negri)

Giuseppe Remuzzi (Foto sito internet Istituto Mario Negri)

Bergamo, 4 maggio 2020 - Emergenza Coronavirus in Lombardia, oggi è iniziata la Fase 2 in tutta Italia, dopo due mesi di lockdown per fronteggiare la diffusione di Covid-19, che ha messo a dura prova il Nord d'Italia e in particolare la Lombardia, la regione più duramente colpita. Secondo Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano "il virus sembra meno aggressivo". 

Remuzzi ha spiegato all'agenzia Agi: "All'ospedale di Bergamo, ad esempio, stanno arrivando casi sempre meno gravi e da quello che riportano altri ospedali i nuovo malati sono meno gravi". "Non so se è il virus a essere mutato o se a essere cambiata è la carica virale di ogni paziente", ha precisato. "L'unica cosa che posso dire è che sembra di essere di fronte a una malattia molto diversa da quella che ha messo in crisi le nostre strutture all'inizio della pandemia" ha spiegato. 

La guardia deve comunque restare alta, perché l'Italia e la Lombardia non possono assolutamente permettersi passi falsi e far esplodere nuovamente il contagio: "Se la fase 2 comporterà o meno un aumento dei contagi, dei ricoveri e delle morti molto dipenderà dai nostri comportamenti, dalla nostra capacità individuale di continuare a mantenere le distanze sociali all'uso delle mascherine. E dipenderà molto anche da quello - continua - che faremo per occuparci in sicurezza degli anziani nelle case di cura e dalla capacità di effettuare tamponi e rintracciare i contatti dei positivi".

E' su queste ultime azioni che l'esperto nutre perplessità poiché "sappiamo bene cosa va fatto per la buona riuscita della fase 2, ma mancano indicazioni pratiche". "Ci è chiaro cosa dobbiamo fare, ma dobbiamo ancora essere messi in condizioni di farlo: se un medico viene contattato da un paziente con la febbre a 38, dobbiamo fare il tampone, riusciamo a farlo ogni volta che serve? Bisogna rintracciare i contatti dei positivi e, ammesso che ci riusciamo, a quel punto cosa si fa? Dove li mandiamo i positivi?".

Stesso discorso con i fondi stanziati. "Le risorse messe a disposizione dal governo sono davvero tante, ma alle aziende e alle persone servono ora e non fra sei mesi", aggiunge. "Mancano quindi le azioni concrete", sottolinea  Remuzzi, che comunque ritiene la ripresa delle attività una misura fondamentale. Se la fase 2 sara' un successo o meno lo sapremo solo fra due settimane. "Fra una quindicina di giorni potremo verificare se ci sono state conseguenze", ha concluso Remuzzi. 

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