Stefano: "Io, la coppia diabolica, l'acido e 52 operazioni. La vita, conquista faticosa"

Milano, parla il ragazzo aggredito otto anni fa con l’acido. "Un’esistenza complicata, ma non mi abbatto"

Stefano Savi

Stefano Savi

Milano - "Ho affrontato cinquantadue operazioni alla pelle e agli occhi. Più 7 interventi con il laser alla cute ustionata. Non tornerò più quello di prima, lo so. Ma cerco di pensare a quello che ho, che di “sano“ è rimasto, piuttosto che focalizzarmi su ciò che ho perso".

Ed è tanto. Non vede più dall’occhio sinistro, ha la palpebra destra danneggiata, il viso profondamente segnato. Ha dovuto interrompere gli studi (era iscritto a Economia aziendale alla Bicocca). Ma l’acido non gli ha tolto la voglia di vivere. Di riconquistare una vita normale. "Che poi, 'normale' che cosa significa?", si interroga Stefano Savi. Oggi ha 33 anni. Ne aveva 25 quando è entrato nel mirino della 'coppia diabolica' composta da Martina Levato e Alexander Boettcher che nel loro disegno criminale volevano “punire con l’acido“ tutti gli ex ragazzi di Martina. Savi non c’entrava nulla. Non aveva mai visto Martina. Ma fu vittima di uno scambio di persona per una somiglianza impressionante con un altro “bersaglio“. Era la notte tra il 1° e il 2 novembre 2014.

Qual è stata l’ultima operazione che ha affrontato?

"Alla palpebra dell’occhio destro, un anno fa. Rispetto ai primi tempi, quando entravo in sala operatoria di continuo, adesso “respiro“. Non ho nemmeno più i tempi di recupero di quando avevo 25 anni. La situazione è stazionaria. Dall’occhio sinistro non vedo. Forse, in futuro, ci sarà possibilità di recuperare la vista grazie alle sperimentazioni con le cellule staminali ma non è detto. Cinque anni fa è stato fatto un tentativo, prelevando cellule dall’occhio sano e iniettandole nel sinistro. Ma non è andata bene. I medici preferiscono non insistere anche per preservare l’occhio destro, la cui palpebra è stata comunque danneggiata dall’acido. Tuttora non si chiude bene".

Indossa sempre gli occhiali scuri?

"Sì. Mi dà fastidio la luce. Li indosso sia per proteggere gli occhi e sia per proteggere, in un certo senso, me stesso. Mi sento in una zona di comfort".

Oggi com’è la sua vita?

"Complicata. Pazienza, non mi abbatto: di buono mi è rimasto tanto e faccio leva su quello. Potrei guidare ma non me la sento: è da quasi 8 anni che non prendo in mano il volante. Mi sposto con i mezzi pubblici o con il taxi. Lavoro per un’azienda di distribuzione di ceramiche, il mio lavoro mi piace. I titolari sono persone che già conoscevo nel 2014 e che in passato si occupavano di ristrutturazioni. Ho dovuto smettere di studiare dopo il lancio dell’acido. Era impossibile concentrarmi, leggere, pensare allo studio mentre soffrivo tanto sia a livello fisico e sia psicologico. E poi entravo e uscivo dalla sala operatoria".

Vive a Milano?

"Sì, tra la zona di San Siro, dove ho sempre abitato, e quella di corso Sempione. La mia famiglia è sempre stata al mio fianco, sia i miei genitori e sia il mio fratello gemello Luca. E posso anche contare su un’altra persona, entrata a far parte della mia vita".

Chi?

"La mia fidanzata Sara. Stiamo insieme da tre anni ma ci conosciamo da più tempo: prima eravamo amici, poi è nato qualcosa di più profondo. La mia ragazza mi supporta, mi sta accanto. Non è scontato".

Ha mai avuto un contatto con la coppia dell’acido?

"No. E non ci tengo. Non li perdono di sicuro ma sono molto tranquillo. Un domani, quando saranno di nuovo liberi, non li cercherò. Manterrò l’indifferenza: ognuno per la sua strada".

Le capita di sentire l’altra vittima, Pietro Barbini (l’ex fidanzato di Martina al liceo. Scampò all’evirazione Antonio Margarito mentre Giuliano Carparelli si salvò dal lancio di acido)?

"No. Ma so che le nostre famiglie sono in contatto".

Qualche giorno fa ha pubblicato su Instagram una “storia“: foto dell’Ippodromo di San Siro e la scritta 'I’m back'. Che significa?

"Mi piace assistere alle corse dei cavalli. Erano anni che non ci andavo. Tornare mi ha fatto stare bene: anche questa piccola riconquista mi ha aiutato. La mia nuova vita è fatta così, di tante piccole riconquiste. E ogni volta che raggiungo un traguardo mi fermo a pensarci: per me ha un grande valore".

 

 

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