CHIARA ARCESI
Cronaca

Contro l’inverno demografico: "La spesa per un figlio sia investimento pubblico"

Adriano Bordignon, presidente del Forum Associazioni Familiari. Conciliazione famiglia-lavoro, welfare e più servizi: solo così si crea futuro.

Adriano Bordignon, presidente del Forum Associazioni Familiari. Conciliazione famiglia-lavoro, welfare e più servizi: solo così si crea futuro.

Adriano Bordignon, presidente del Forum Associazioni Familiari. Conciliazione famiglia-lavoro, welfare e più servizi: solo così si crea futuro.

“Inverno demografico” in Italia e nel mondo. Aumento dell’età media e diminuzione dei tassi di natalità. Si può ancora guardare con speranza al futuro? "Sì, ma è necessaria una reazione prepotente". È il pensiero di Adriano Bordignon, presidente del Forum Associazioni Familiari, intervenuto nei giorni scorsi a Milano.

L’Italia dal punto di vista dell’invecchiamento della popolazione sta vivendo una situazione paragonabile a quella di un organismo che si sta indebolendo. "Con il passare degli anni le dinamiche rendono sempre più difficile una possibile reazione. Uno degli elementi più evidenti è legato al fatto che le coorti di donne in età fertile che possono scegliere di avere un figlio si vanno riducendo".

Quale correlazione con l’occupazione femminile? "Nei paesi sviluppati un tasso di occupazione femminile ha un correlato tasso di natalità. Ma a tre condizioni: una remunerazione adeguata e un lavoro certo per le donne, la condivisione dei compiti tra il maschile e il femminile, la presenza di servizi di conciliazione, a fronte di un impegno lavorativo devono cioè esistere una serie di servizi che consentano alla coppia genitoriale di occuparsi sia della famiglia che del lavoro".

Lo smart-working ha agevolato la situazione. "Sì, è stato uno dei passaggi significativi. Ma non siano ancora giunti a una gestione ottimale, esistono ancora situazioni di lavoro “perpetuo”. Inoltre, serve che soprattutto per le donne non ci siano dei blocchi nel percorso professionale laddove nasca un figlio".

In Lombardia abbiamo oggi circa 100.000 studenti per ogni anno di scuola superiore e ogni anno nascono circa 65.000 bambini. "Ciò significa che nel giro di 10 anni arriveremo ad avere circa il 35% in meno di studenti alle superiori. Si sta rivoluzionando il mondo della scuola".

Inoltre i giovani laureati italiani che lasciano il paese stanno aumentando vorticosamente. "Dal 2011 al 2021 gli studenti che si spostano dal Sud verso l’estero sono aumentati del 402%".

E i giovani milanesi fuggono? "Rispetto agli anni passati i giovani di Milano che lasciano l’Italia sono aumentati di circa il 200%. Se prima erano 100 ora sono 200. Milano ha un vantaggio perché riceve gli studenti che dal resto d’Italia si spostano al Nord, ma dall’altro lato, dato il costo della vita, i suoi studenti si orientano all’estero. Formiamo e investiamo sugli studenti per poi perderli e non avere un sufficiente ricambio di giovani stranieri che vengono in Italia".

Quali interventi allora? "Conciliazione dei tempi di lavoro e famiglia e un welfare aziendale che permetta di tenersi la carriera lavorativa e la cura dei figli, o anche dei nonni, perché questa è la generazione “sandwich” che si prende cura anche dei nonni. Inoltre, un’anticipazione dei tempi: i nostri giovani sempre più tardi diventano protagonisti delle loro vite e autonomi, circa 5 anni dopo gli standard dei paesi europei. Anche la fertilità sta calando, se una donna pensa di mettere al mondo un figlio dopo i 35 anni e dopo aver raggiunto una stabilità economica è un po’ tardi".

Mettere al mondo e crescere un figlio, oggi, è un onere molto importante per le famiglie, ma viene riconosciuto come un costo individuale privato. "Vale il detto “Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala!”. Bisogna uscire da questa dinamica, soprattutto oggi che sappiamo che ogni giovane nato è una ricchezza enorme per il Paese. La spesa per un figlio da costo individuale deve diventare un investimento pubblico".

Non si sono mai indossati gli “occhiali della famiglia”? "Tutti i Paesi del benessere hanno un tasso di natalità decrescente, ma l’Italia vive la situazione peggiore perché non c’è mai stata una politica per la famiglia e per la natalità. Anche i servizi territoriali sono orientati alla famiglia solo come luogo del bisogno e delle fragilità, mai come luogo di potenzialità, del civismo, dell’imprenditoria".

La chiave di volta è anche questa: dare strumenti per educare le nuove generazioni. "Educare un figlio è una sfida importante, la cosa migliore che si può fare per il paese, un atto di civismo oltre che di amore, ma il contesto intorno deve aiutare. Vogliamo uno stato che non abbassi l’asticella".