
L’ingresso del Conservatorio storica istituzione fra le più importanti d’Italia
Milano – La differenza di lingua , con le inevitabili difficoltà di comprensione, può costituire un ostacolo alla consapevolezza che si stia commettendo un “reato di parola“ come la corruzione? O, per dirlo in altro modo, contestualizzando la vicenda all’interno del Conservatorio “Giuseppe Verdi“ di Milano: come si può contestare a chi non parla italiano e a chi non capisce il cinese il reato di corruzione, che prevede un’intesa illecita tra le parti?
La questione, sollevata dalla Procura, diventa dirimente nel caso giudiziario scoppiato qualche mese fa all’istituto superiore di studi musicale, sul quale sta indagando il pm Giovanni Polizzi. A oggi, gli studenti perquisiti sono stati un ventina, a cui si aggiungono quattro docenti, tre dei quali sono indagati assieme a due allievi. L’inchiesta, dopo iniziali segnalazioni arrivate dalla Questura di Lodi, punta a far luce su un fenomeno di presunta corruzione all’interno di una delle principali istituzioni musicali nel panorama nazionale e internazionale fondata nel 1808, che conta, oltre a circa 270 docenti, 100 percorsi di studio, master class e seminari, borse di studio e il Premio del Conservatorio.
Tornando al punto, dall’inizio dell’indagine una delle maggiori difficoltà emerse è stata quella della lingua che, stando alla Procura, ha imposto la necessità di nominare subito tre interpreti. Questa inaspettata esigenze ha aperto due fronti su cui fare oggi chiarezza. In primo luogo, la Procura si è interrogata sulle regole di ammissione al progetto “Turandot“, che avrebbe richiesto il certificato linguistico B2, cioè una buona conoscenza della lingua italiana, mentre nessuno dei ragazzi ammessi al progetto parla quasi una parola di italiano.
Il quesito: come e perché sono entrati senza sapere la lingua italiana? In secondo luogo, come diventa dimostrabile l’accordo corruttivo tra persone che non si capiscono? Da ricordare che, nel caso di specie, l’intesa sottobanco si sarebbe concretizzata nel fittizio pagamento di lezioni di ripetizione a insegnanti che in realtà avrebbero dovuto garantire corsie preferenziali di accesso alla scuola.
Chi non parla la medesima lingua comprende che si tratta di un comportamento illegittimo? Sarà scontro fra avvocati, ma l’impresa si mostra in salita. Ai docenti sono stati trovati complessivamente 110 mila euro in contanti, somma su cui comunque, dovranno fornire spiegazioni. Inoltre, a tutte le persone perquisite sono stati sequestrati pc, dispositivi informatici e altro materiale.
Il Conservatorio in una nota aveva fatto sapere: "Seguiremo lo sviluppo delle indagini e valuteremo tutte le eventuali azioni a tutela della nostra Istituzione. Rafforzeremo in ogni caso da subito anche le procedure interne atte a prevenire tali fenomeni sia in fase di ammissione che di valutazione degli studenti delle discipline a rischio di comportamenti scorretti. Se le indagini confermeranno le ipotesi degli inquirenti e si giungerà a processo – chiudeva la nota – il Conservatorio si costituirà parte civile".