Maria
Mirarchi*
altro giorno attraversavo uno dei tanti giardini di Milano e ho sentito una vocina che diceva: "Mamma, dove butto la carta, perché il cestino è tutto pieno?". In effetti il cestino debordava e per terra c’erano rifiuti di ogni tipo. Non è la prima volta che tale scena appare ai miei occhi nella città di Milano accanto alla tristezza del clochard che rovista tra i rifiuti. Riflettiamo un attimo. In città abbiamo installati, oltre ai tanti cestini normali, anche i “cestini intelligenti”. Nascono da un’idea del Prof. Alberto Rovetta del Politecnico di Milano, esperto di robotica, in seguito brevettati dalla Società A2A e gestiti dall’Azienda Milanese Servizi Ambientali (Amsa). Tali cestini stradali, collegati alla centrale Amsa tramite rete wireless, sono monitorati da sensori che rilevano la condizione del cestino: riempimento, ostruzione e tipo di rifiuti.
Tale soluzione consente risparmio di tempo e costi, inquinamento, in quanto lo svuotamento dei cestini avviene in modo tempestivo dove è necessario. Immaginando il futuro di Milano dove tutti i cestini saranno digitali, come sanare il divario fra i due tipi di cestini e magari far diventare i cestini normali più intelligenti dei cestini intelligenti? La risposta mi sembra ovvia: dobbiamo adottare responsabilità, sensibilizzazione, educazione civica nei confronti dell’uso del cestino normale perché richiede più attenzione di quello intelligente e senza considerarlo una discarica per materiali di varia natura. Il tema riguarda quanto la nostra città ci sta a cuore, le siamo affezionati, la desideriamo pulita e la riteniamo un po’ la nostra casa.
Se consideriamo la salvaguardia dell’ambiente come un biglietto da visita della città per chi viene a visitarla, a lavorare o studiare, dobbiamo modificare il nostro comportamento ed essere più rispettosi degli spazi comuni. E chissà mai che in questo modo non diventiamo più intelligenti dei cestini digitali per la gestione dei rifiuti!
* Architetto