La madre di Luca Castiglioni: "Mio figlio in coma, indagini superficiali"

Chiara Taverna, chiede giustizia a tre anni da una festa che ha cambiato la vita del figlio: da allora, non è più lo stesso

Luca Castiglioni, a sinistra con la madre

Luca Castiglioni, a sinistra con la madre

Lainate (Milano) - «Alle 5.10 di tre anni fa si è fermato il mio respiro e l’ho trattenuto fino a quando non sei tornato da me, da noi. Insieme abbiamo imparato di nuovo a respirare, a camminare, a mangiare, a parlare, a vivere... Perché la vita, nonostante la tanta fatica che abbiamo ancora davanti, è meravigliosa se vissuta accanto a chi ti ama". È il post di Chiara Taverna, mamma di Luca Castiglioni, 23 anni di Lainate. Da tre anni cerca la verità. Chiede di sapere cosa è successo nella notte tra il 26 e il 27 luglio 2019 quando Luca finì in coma durante una festa di compleanno a casa di amici a Nerviano. In questi tre anni le indagini della Procura ("superficiali e incomplete"), gli appelli di Luca e della sua famiglia a chi era presente alla festa ("diteci cosa è successo"), non hanno portato a nulla. Anche il processo che si è aperto lo scorso gennaio davanti alla quinta sezione penale del Tribunale di Milano nei confronti di Marius Tiba, 27enne di Parabiago accusato di lesioni colpose, si è chiuso in quanto non c’erano i requisiti per procedere.

«L’istruttoria è ripartita con la modifica del capo d’imputazione, ma in questi mesi non abbiamo saputo nulla", dichiara l’avvocato Paola Padoan. E mamma Chiara non si arrende. "La buona notizia è Luca (che si era appena diplomato al Cannizzaro di Rho) ora ha trovato un lavoro come informatico in un’azienda di Legnano, ma la sua vita non è più la stessa. Aveva il cranio sfondato, ha subito un danno cerebrale permanente, è stato in coma e ha fatto un lungo percorso di riabilitazione. Ancora oggi soffre di stati d’ansia, fa fatica a fare tante cose, lui mi dice che è inutile sperare nella giustizia, ma io non mollo e non lo faccio per vendetta ma per sapere la verità", spiega la mamma.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti quella notte l’imputato avrebbe proposto a Luca, di fare "il gioco della ruota", lo avrebbe preso per i fianchi, per fargli fare un giro su se stesso di 360 gradi, ma poi lo avrebbe spinto con troppa violenza facendogli sbattere la testa sul pavimento di marmo. Luca è stato trovato disteso a terra, privo di sensi. Gli amici hanno chiamato i soccorsi e Luca è stato trasportato in gravissime condizioni in ospedale. Ha dovuto lottare per 40 giorni tra la vita e la morte in terapia intensiva e fare una lunga riabilitazione. "Anche la scorsa notte alle 5.10 mi sono svegliata di colpo - conclude la mamma - Impossibile dimenticare quella telefonata, Luca nonostante tutto è un miracolato, ma questo non mi basta. Voglio la verità".

 

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