Il 97% delle denunce penali per colpa medica si rivela infondata al vaglio del giudice. Al contempo gli esperimenti di depenalizzazione come la legge Gelli-Bianco mostrano il fianco perché alla fine sono le strutture a rivalersi in sede civile sui professionisti nonostante l’alleggerimento della posizione penale. È questo il quadro d’insieme su cui ieri l’ Ordine dei medici nazionale e quello milanese, guidato dal presidente Roberto Carlo Rossi, ha incontrato in Statale il presidente della commissione ministeriale da poco insediata dal ministro Schillaci, Adelchi d’Ippolito, procuratore della Repubblica di Venezia e già consigliere del ministero, insediato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio il 28 marzo scorso a capo della commissione nazionale sulla colpa medica, operativa dal 13 aprile. Le cause penali e civili di risarcimento sulla colpa medica sono "un grande business", ricorda l’ Ordine, che cita anche stime del sindacato dei camici Anaao, secondo cui ogni anno in Italia vengono intentate 35.600 nuove azioni legali, mentre ne giacciono 300 mila nei tribunali contro medici e strutture sanitarie pubbliche. Oltre la metà di queste sono in corso tra Lombardia e Lazio. Nel 97% dei casi (nell’ambito penale) si traducono in un nulla di fatto, anche se il problema degli errori esiste, eccome, e non solo in Italia. Si tratta- secondo stime non confermate e non relative solo all’Italia- soprattutto di infezioni correlate all’assistenza sanitaria (6-700 mila casi) che si trasformano in decessi nell’1% (parliamo comunque di 6-7 mila persone). I costi della cosiddetta “medicina difensiva’’ che finiscono non solo a carico di medici, di pazienti, ma soprattutto della sanità pubblica, ammontano invece – secondo quanto diffuso dall’Ordine dei medici di Milano – a "oltre 10 miliardi ogni anno", andando ad incrementare ulteriormente anche le già lunghe liste di attesa.
CronacaColpe mediche Denunce quasi tutte infondate