Ciclobby, "la bici è il futuro ma non c’è rispetto"

MILANO

"Il caso di Luca deve farci riflettere: le strade devono essere sicure, soprattuto per gli utenti più fragili. Tragedie come queste non devono più accadere. I nostri sono spazi urbani “ristretti“ che non consentono la separazione assoluta dei transiti tra diversi mezzi e questo dovrebbe implicare un rispetto, un senso civico da parte di tutti gli utenti della strada. Ma non è così, purtroppo". Parla Andrea Scagni, presidente di Fiab Milano Ciclobby. L’associazione aveva commentato così, martedì, sulla pagina Facebook: "Quello che è successo oggi a Luca rappresenta un grave fallimento delle politiche urbanistiche attuate in questi anni. Eppure la bici è una risposta per la città del futuro, libera dai pericoli, dall’inquinamento, dalla congestione, dallo smog". A Milano, continua Scagni, "essendoci spazi ristretti sulla carreggiata, si opta spesso per soluzioni intermedie: disporre il rallentamento della velocità per i mezzi motorizzati e creare spazi “preferenziali“ anche solo tracciati a terra. Ma se non c’è rispetto e se il tratto ciclabile diventa una seconda fila per parcheggiare le auto, il problema resta. C’è un’intolleranza diffusa. Non c’è abbastanza coscienza civile". Come intervenire, a livello di pianificazione urbanistica? "Le amministrazioni tendono a costruire percorsi ciclabili dove “è facile“, dove ci sono carreggiate larghe. Ma non va bene, se quelli sono tragitti poco utilizzati dai ciclisti. E poi si tende a realizzare ciclabili “sicure al 100%“ ma magari non lineari, con curve a gomito o altro. E allora il ciclista tende a percorrere un altro tragitto".

Oggi, per chiedere che le ciclabili "non siano solo un inutile esercizio di stile" ci sarà una manifestazione in viale Monza, organizzata spontaneamente da un gruppo di ciclisti milanesi: appuntamento dalle 7.45 alle 8.30 in viale Monza 95 (Rovereto) per creare una "ciclabile umana", anzi "la più lunga ciclabile umana per chiedere al Comune di Milano di proteggere chi pedala in viale Monza. Perché a Milano i ciclisti continuano a soffrire".

M.V.

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