Ci vuole rispetto per il futuro dei ragazzi

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Daniele

Nappo*

Basta usare la scuola come terreno di scontro politico.

Siamo spaesati di fronte a norme nazionali e regionali che si sovrappongono e si incrociano. Famiglie e studenti stanno vivendo il caos più totale in ambito scolastico.

La Lombardia era stata la prima regione, lo scorso 18 dicembre, a comunicare che gli studenti sarebbero tornati a scuola in modo graduale, si era convenuto una percentuale del 50% in presenza, con l’obiettivo di arrivare progressivamente al 75%. Per me sarebbe stato un giusto punto di partenza.

In base ai dati, condivisi con il Comitato tecnico Scientifico lombardo, la Lombardia ha poi fatto la scelta di proseguire le lezioni per le scuole secondarie di secondo grado con la didattica a distanza al 100%. Ora un nuovo stop, con il ritorno in zona rossa. Ieri non sono tornati in classe circa 400mila studenti lombardi, fra scuole superiori statali e paritarie. Isolamento, disorganizzazione e continua indecisione: ecco tre parole che fotografano la realtà dei fatti. Continuano a scriverci le famiglie, gli studenti vogliono tornare, ci chiedono perché non possono farlo visto il lavoro che è stato fatto nelle scuole. Già, perché non possono tornare? Siamo abbandonati. Ci vuole rispetto del futuro delle nuove generazioni: se non funziona la scuola non funziona la società. In questo momento sulla scuola c’è una vera e propria paralisi e invece ci vuole coraggio; gli allievi devono poter tornare in classe per la loro salute fisica e psicofisica. La scuola non è l’untrice del Paese, lo dicono tanti studi come per esempio quello del Bambin Gesù di Roma. La Dad non potrà mai sostituire la didattica in presenza.

* Direttore dell’istitutosuperiore

Freud di Milano

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