
Rimane solo un ricordo il periodo del 2013, quando quella sponda sulle rive del fiume Adda era attrezzata a mo’ di spiaggia con stabilimenti balneari
Si preannuncia un’altra stagione estiva senza un presidio fisso nell’area del Pignone. L’accordo tra l’ente comunale e Italgen, proprietaria del terreno concesso in gestione al Comune, aveva temporaneamente permesso di affidare la gestione a terzi, in deroga a quanto stabilito nella convenzione originale. Tuttavia, il tentativo di assegnare la gestione dell’area non ha avuto successo: il bando pubblicato per la ricerca di un gestore è infatti andato deserto.
Per incentivare l’arrivo di un gestore, la Giunta comunale aveva concordato con Italgen di rivedere la convenzione, che impediva la gestione da parte di terzi. Nonostante questo sforzo, la situazione è rimasta invariata. Con l’approssimarsi del mese di maggio, l’accordo temporaneo giungerà a scadenza, ripristinando il divieto per il Comune di affidare la gestione a soggetti esterni.
La questione solleva interrogativi sul futuro dell’area del Pignone e sulla capacità di valorizzare un terreno strategico lungo le rive dell’Adda, destinato a rimanere senza servizi consoni ai tanti fruitori che affolleranno le sponde del Pignone in riva all’Adda anche per la prossima stagione estiva. "Ritorna tutto come prima – ha spiegato Mario Cerri, assessore all’ambiente, rifiuti e manutenzione del verde – cioè come stabilito nella convenzione. Nel periodo concesso dalla proprietà del terreno, nessuno ha risposto al bando per gestire quell’area, eventualmente con un punto ristoro. Il terreno sarà di libero accesso ai fruitori, ma senza un presidio fisso che lo gestisca".
Il Comune da parte sua ha fatto sapere che continuerà a mantenere attivi i servizi essenziali, come la manutenzione del verde e la raccolta dei rifiuti. Inoltre, nel periodo di maggiore afflusso, da giugno a settembre, provvederà a mettere a disposizione bagni chimici. Rimane dunque solo un ricordo il periodo del 2013, quando quella sponda sulle rive del fiume Adda era attrezzata a mo’ di spiaggia con stabilimenti balneari. Fu un periodo positivo per i frequentatori, ma si concluse in tribunale come “Caso Pignone“ per problemi legati alla concessione a terzi, voluta dall’allora Giunta di centro-sinistra. L’esito finale vide assolti tutti i coinvolti nella vicenda, ma da parte dell’amministrazione comunale dell’epoca non ci fu la volontà di ripetere quell’esperienza di affidare in gestione quell’area: "La convenzione non lo consente" dissero dal Comune.