Evasioni, stupri, aggressioni e rivolte nella storia del carcere Beccaria di Milano

I sette fuggiti nella notte di Natale non sono i primi a scappare dall'istituto da dove sono passati detenuti illustri come Renato Vallanzasca ed Erika De Nardo

Le carceri sono strutture complesse da gestire, e il carcere minorile Beccaria di Milano non fa eccezione. Nella sua storia (dal 1950 ad oggi) non sono mancate evasioni, rivolte, violenze. Da queste celle sono passati detenuti illustri (come Renato Vallanzasca quando aveva appena 8 anni o Erika De Nardo che a Novi Ligure uccise il fratellino insieme al fidanzatino Omar).

Il carcere Beccaria
Il carcere Beccaria

Detenuti illustri

Non sono famosi come Renato Vallanzasca, che fu portato al carcere minorile a otto anni dopo che aveva cercato di far uscire dalle gabbie gli animali di un circo, e nemmeno come Erika De Nardo, che insieme al fidanzatino Omar, uccise a Novi Ligure la madre e il fratellino, ma come loro erano detenuti all'istituto minorile Beccaria.

I sette evasi, 5 sono italiani

Nessuno dei sette ragazzi evasi nella serata di Natale, approfittando del giorno di festa di Natale, stava scontando una condanna definitiva, nessuno ha compiuto fatti di estrema violenza, si parla di furti e rapine. Uno è marocchino, uno ecuadoriano, gli altri sono lombardi, del Milanese, di Pavia e del Comasco. E almeno due hanno famiglie che li hanno convinti a rientrare, per non aggravare la loro situazione dopo quella che il garante dei detenuti del Comune di Milano, Francesco Maisto, ha definito "una spacconata di carattere impulsivo".

I profili

In un caso, un ragazzo (tutti hanno fra i 17 e i 19 anni) è stato riaccompagnato in carcere dalla sorella alla fine di una riunione di famiglia che ha poco della tipica festa natalizia. Di certo tutti saranno trasferiti in altre strutture.

Il 17enne violentato

Non è la prima volta che al Beccaria - dove lo scorso agosto un diciassettenne è stato violentato e pestato in modo brutale in cella da altri carcerati - avvengono fughe e non è la prima volta che si verificano rivolte, come era già avvenuto nel 2018 quando finirono in ospedale cinque ragazzi e quattro agenti, tanto che don Gino Rigoldi parlò di una situazione fuori controllo.

Le evasioni

Ma quella di Natale è di certo l'evasione con il numero più alto di detenuti scappati, anche grazie a un lenzuolo, da quando la struttura di via Calchi e Taeggi è stata inaugurata nel 1950. Inizialmente solo maschile, dal 1981 il Beccaria ha accolto anche una sezione femminile, poi chiusa per i lavori in corso.

Lavori decennali con una prima tranche che è durata 15 anni e la seconda partita nel 2018, continuata con una serie di ritardi dovuti anche alla pandemia, che è ancora in corso e che dovrebbe chiudersi ad aprile, dopo l'accelerata a inizio dicembre data dall'accordo firmato dal ministero delle Infrastrutture e della Giustizia.

Da 20 anni senza direttore

Al momento sono 37 i ragazzi presenti (alcuni sono stati da poco trasferiti a Bari) e a lavori ultimati la capienza dovrebbe essere di ottanta posti. "A volte si ha la sensazione che i diritti dei minori siano davvero minori" ha commentato il cappellano don Claudio Burgio, che è anche fondatore della comunità Kayros, convinto che "nell'immediato" ci sia bisogno di aumentare l'organico di "agenti ed educatori". Oltre al turn over degli agenti, che spesso se ne vanno dopo un anno, al Beccaria infatti da vent'anni manca anche il direttore, incarico in cui si sono alternati man mano dei reggenti che avevano però altri incarichi in altre carceri. E tutto questo rende difficile "gestire situazioni sempre più complesse, con ragazzi sempre più compromessi da esigenze psichiatriche", aggravate dagli abusi di droga e alcol, da una "vita di strada, con reati commessi prevalentemente in gruppo e dettati dal consumo di sostanze di ogni tipo" ha spiegato don Burgio.

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