ANDREA GIANNI
Cronaca

L’ex boss di Quarto Oggiaro farà lezioni anti-bullismo

Alessandro Crisafulli, dagli omicidi al pentimento. Uscirà dal carcere di Opera

Alessandro Crisafulli assieme alla compagna

Milano, 26 aprile 2018 - «Non sono un collaboratore di giustizia ma sono pentito per i crimini commessi, sono diventato un collaboratore delle istituzioni. Sono cresciuto in una giungla, e il delirio di onnipotenza mi ha portato a uccidere: adesso voglio aiutare i ragazzi a seguire la strada della legalità». L’ex boss di Quarto Oggiaro Alessandro Crisafulli, in cella da quasi 24 anni, condannato all’ergastolo per due omicidi, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e altri reati, ha ottenuto l’assegnamento al lavoro all’esterno del carcere di Opera, nella cooperativa Trasgressione.net.

Di cosa si occuperà?

«Aiuterò a gestire la bancarella di frutta della coop al mercato di viale Papiniano. Poi andrò nelle scuole e nelle comunità per fare prevenzione contro bullismo e tossicodipendenza».

La sua famiglia tra gli anni ‘80 e ‘90 controllava le piazze dello spaccio a Milano. Che cosa dice ai giovani sulla droga?

«Nella mia vita ho provato ogni tipo di sostanza, dall’età di 12 anni. La droga serve per evadere dalla realtà, era così ieri ed è così anche oggi. Cerchiamo di far capire che la droga non si può gestire, perché tutti noi siamo partiti con una “cannetta”. I giovani sono pieni di rabbia, hanno bisogno di ascolto. Parte tutto dalla famiglia».

Come è iniziato il suo percorso criminale?

«All’età di 12 anni ero mingherlino, un bambino spaventato, solo e rabbioso. Dopo la terza media ho lasciato la scuola. L’infanzia l’ho vissuta con mia madre, ho iniziato a comunicare con mio padre quando avevo 18 anni ed ero diventato un criminale vero. Per lui non c’era spazio per regole e sentimentalismi. Avevo bisogno delle armi, del denaro, delle macchine e del potere, non ero mai sazio. Una mattina mi sono alzato dal letto e con una naturalezza sconcertante mi sono recato all’appuntamento con un uomo che avevo deciso di uccidere. E così, dopo quell’omicidio, sono morto anch’io».

Lei è entrato in carcere a 30 anni, adesso ne ha 53. Quando è iniziato il cambiamento?

«Quando sono entrato in carcere mi sono sentito libero, avevo smesso di correre senza meta. E i libri mi hanno salvato. Ho iniziato a leggere Wilbur Smith e Grisham, poi testi sempre più complessi. Nel 2005 mi sono diplomato con il massimo dei voti, poi mi sono iscritto a Giurisprudenza. Nel 2009 ho iniziato il percorso con il Gruppo della trasgressione. Mi sono avvicinato alla spiritualità, diventando un Hare Krishna (organizzazione religiosa di origine induista ndr)».

È stato condannato per reati gravissimi, tra cui due omicidi.

«Sono stato condannato giustamente. Ho scritto più volte alla sorella di Roberto Messina (l’uomo ucciso in un regolamento di conti a Novate Milanese il 16 dicembre 1989 ndr)».

Chiede il perdono?

«Il perdono è una cosa troppo alta, mi accontenterei di ricevere una risposta».

Pensa che se non fosse cresciuto a Quarto, in quella famiglia, la sua vita sarebbe stata diversa?

«In carcere ho scoperto che mi piace leggere e studiare. Credo di sì, forse sarei un professore».

È cambiato qualcosa a Quarto Oggiaro?

«La mia percezione è che non sia cambiato nulla, era e rimane un ghetto».

Suo fratello Biagio, in carcere, è accusato di regnare ancora a Quarto.

«Non ho più contatti con lui, abbiamo preso strade diverse. Ho fatto il carcere senza sconti e ho cercato di cambiare vita. Adesso mi sento un cittadino».