
I rapinatori in azione la mattina del 15 ottobre 2016 all’imbocco della Milano-Meda
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Milano - Una serie imponente di riscontri. Una ricostruzione dettagliatissima dei movimenti della banda prima e dopo il mega colpo. Un’analisi altrettanto certosina delle utenze-citofono. E un impianto accusatorio granitico che ha retto senza crepe nei tre gradi di giudizio. Dalle motivazioni della sentenza della Cassazione che ha reso definitive le condanne a pene che vanno da un minimo di 5 anni e un mese a un massimo di 8 anni e 6 mesi, emergono dettagli finora inediti dell’indagine che ha portato gli specialisti dell’Antirapine della Squadra mobile a incastrare il commando armato di kalashnikov e fucili a pompa che la mattina del 15 ottobre 2016 assaltò all’imbocco della Milano-Meda il portavalori che stava trasportando un carico preziosissimo: gioielli della linea Bulgari Vintage da 4 milioni di euro.
Un gruppo di fuoco composto esclusivamente da criminali pugliesi come Francesco Scirpoli alias "il Lungo", ritenuto il nuovo capo dei Romito di Mattinata, evaso tre anni dopo dal carcere di Foggia e poi riacciuffato in una cava di Apricena. O come Antonio Quitadamo alias "Baffino", a sua volta legato al clan egemone nell’area garganica. O come Catello Lista, Raffaele Dassisti e Francesco Mavellia, fermati tre mesi dopo il blitz di Bollate mentre ne stavano preparando un altro sulla A14.
L’inchiesta prende inizialmente linfa dalle immagini riprese dalle telecamere installate lungo la rete autostradale e dalle dichiarazioni dei testimoni oculari, che certificano la presenza di almeno nove persone: i sei che hanno materialmente svaligiato il furgone e i tre al volante della Megane rubata e delle due Lancia Delta con targhe false usate per la fuga. Poi si passa ai telefoni, in particolare a quelli che nelle ore dell’agguato hanno agganciato le celle della zona e che hanno generato traffico incrociato: emerge che le schede sono state attivate in provincia di Foggia e che gli utilizzatori sono partiti dal Sud il 14 ottobre con destinazione Cornaredo.
La prima svolta arriva proprio da una chiamata: quella che una di quelle utenze, intestate a prestanome, fa alla compagna di Dassisti. Basta quel nome per attivare connessioni e intercettazioni, che portano a scoprire che la banda sta lavorando a un altro raid a Vieste. A incastrare Quitadamo è un particolare anatomico: l’immagine acquisita in un fotosegnalamento del 31 ottobre 2016 fa emergere che "il dito medio della mano sinistra" è "deviato e ripiegato nello stesso modo" di quello del rapinatore che, in uno dei fotogrammi immortalati dall’occhio elettronico del portavalori, impugna un fucile a pompa. Un dettaglio che, a differenza di quanto sostenuto dai legali del quarantasettenne, è esaltato e non nascosto dai guanti in lattice "perfettamente aderenti".
Di più: a suo sfavore depongono pure la perfetta corrispondenza tra le scarpe del 15 ottobre e quelle calzate "al momento dell’esecuzione di un’altra misura cautelare" e un colloquio con la moglie nel carcere di Foggia in cui si fa riferimento alla pistola Glock 17 con matricola abrasa rubata a una delle guardie giurate che scortavano i preziosi di Bulgari. E Scirpoli? Al di là del fatto che la sua utenza ufficiale (così come quella degli altri) ha smesso di generare traffico dalle 9.43 del 14 ottobre alle 19.52 del 15 ("Coincidenza perfetta con gli orari della partenza e del ritorno del gruppo"), c’è la traccia genetica isolata dalla Scientifica sulla fiamma ossidrica usata per forzare il portellone, ritenuta "compatibile" con il campione salivare prelevato al "Lungo" il 18 ottobre 2017.
Senza dimenticare l’identikit tratteggiato dai testimoni, che descrivono un uomo più alto degli altri (Scirpoli ha quel soprannome proprio perché sfiora i due metri), "biondo e con gli occhiali, carnagione olivastra, naso lungo e una forma di escrescenza sulla guancia destra tendente verso il naso, circa 35 anni". Ultima nota quasi da settimanale patinato di gossip: una delle utenze-citofono contattò il numero di una donna, che poi è risultata essere l’amante di uno degli uomini d’oro.