Bleona, la leonessa dell’Isis faceva "solo" propaganda

Milano, caduta l’accusa di terrorismo: condannata a 3 anni e 4 mesi di reclusione la ventenne italo-kosovara arrestata a novembre in una casa di via Padova

Bleona Tafallari, 20 anni, portata in carcere durante il blitz della polizia in via Padova

Bleona Tafallari, 20 anni, portata in carcere durante il blitz della polizia in via Padova

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Milano - ​Faceva proseliti ma non apparteneva all’Isis. Per questo è caduta l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale per Bleona Tafallari, la ventenne italo-kosovara finita in carcere lo scorso novembre in un’inchiesta della Digos e della Dda milanese. Il giudice dell’udienza preliminare Livio Cristofano le ha inflitto 3 anni e 4 mesi di reclusione. Con la riqualificazione dell’accusa in quella meno grave di istigazione a commettere un reato, la richiesta di pena - cinque anni - formulata dal pm Leonardo Lesti nel processo con rito abbreviato è stata perciò ridimensionata. A metà novembre, gli investigatori dell’antiterrorismo si presentarono in via Padova, dove viveva la ragazza, e la portarono a San Vittore.

Per gli inquirenti, coordinati dai pm Lesti e Alberto Nobili, Tafallari faceva parte dei “leoni dei Balcani”, una delle costole del sedicente Stato islamico. Le indagini erano partite dalle segnalazioni dei servizi segreti sulla figura del marito, anche lui giovanissimo (ma già miliziano) di origini kosovare e legato a Fejzulai Kujtim, tra gli autori dell’attacco terroristico avvenuto a Vienna a fine 2020. I due ventenni si erano sposati in Germania a gennaio dell’anno scorso con rito islamico. La donna, radicalizzata dall’età di 16 anni, fervente sostenitrice dello Stato Islamico, era arrivata in autunno dal Kosovo a Milano per ricongiungersi al fratello (estraneo alla vicenda), ma rimanendo in contatto con il marito e con la diaspora kosovara di matrice jihadista. Stando all’ordinanza del gip Carlo Ottone De Marchi, Bleona svolgeva una "funzione di proselitismo alla causa dell’Islam radicale nei confronti di ragazze kosovare anche minorenni". In una chat Telegram, fra l’altro, "prometteva a una interlocutrice 16enne (...) con cui reciprocamente si appellava come ‘Leonessa’ che le avrebbe trovato come sposo un ‘Leone’", un militante dei Leoni dei Balcani, "con il quale morire da martire dopo un matrimonio ‘bagnato dal sangue dei miscredenti".

Molto soddisfatti, ieri, i suoi legali. "È una vittoria per noi. L’ipotesi dell’accusa sull’appartenenza della ragazza all’associazione terroristica è venuta meno. È quello in cui speravamo anche per il futuro della giovane". Lo hanno spiegato gli avvocati Giuseppina Bartolotta e Giuseppe De Carlo, difensori di Tafallari. Ora chiederanno la scarcerazione della loro assistita, detenuta ormai da otto mesi.

 

 

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