
MILANO – La protesta era esplosa l’anno scorso, quando gli addetti alle portinerie della Bicocca si erano riunti in presidio davanti all’ateneo, raccogliendo anche la solidarietà degli studenti. Una manifestazione contro un cambio d’appalto che, di fatto, portava a un dimezzamento da un giorno all’altro del loro stipendio, da 1000-1200 euro al mese a 699 euro netti per 40 ore di lavoro settimanali: una paga sotto i cinque euro l’ora, in una delle città con il costo della vita più alto d’Italia.
Sul servizio appaltato alla società esterna sono ora in corso anche accertamenti della Guardia di finanza, che nei giorni scorsi è entrata nell’ateneo e ha notificato a una ventina di lavoratori, impiegati nelle portinerie della Bicocca e delle residenze universitarie, una convocazione in qualità di persone informate sui fatti. Le testimonianze sulle condizioni di lavoro, si apprende da fonti sindacali, vengono raccolte in questi giorni dagli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme gialle di Como.
Si tratterebbe di uno dei filoni della più vasta indagine, coordinata dalla Procura di Milano, che ha messo sotto la lente una galassia di società e cooperative che si occupano di vigilanza, portierato e altri servizi affidati anche da enti e uffici pubblici. Un faro su un appalto che presenta una serie di criticità, legate non solo alle retribuzioni. In una lettera, inviata nel 2022 al rettorato della Bicocca, i lavoratori iscritti al sindacato Usb segnalavano un "perenne appiattimento verso il basso" che dal 2007, seguendo il filo dei vari cambi d’appalto, ha visto dimagrire gli stipendi e peggiorare le condizioni di lavoro. Parlavano di "uno stato di coercizione" e pressioni nei loro confronti per firmare contratti di lavoro peggiorativi con la più classica delle formule: "Se non accetti questo contratto non farai parte del personale dell’appalto Bicocca".
Condizioni peggiorative messe nero su bianco in un telegramma ricevuto da lavoratori coinvolti nell’ultimo cambio d’appalto, da Sodexo alla subentrante Prodest, con la richiesta di firmare per accettazione: "Quale integrale corrispettivo le sarà riconosciuta la retribuzione di euro 950 mensili al lordo di ogni ritenuta". Veniva imposto quindi un cambio di inquadramento, dal contratto collettivo Multiservizi a quello dei Servizi fiduciari, con un pesante taglio dello stipendio per svolgere di fatto gli stessi compiti. All’epoca i sindacati Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl avevano anche sollecitato l’ateneo, chiedendo un "intervento diretto in qualità di committente nei confronti di Prodest".
Sul nodo appalti, la Bicocca aveva espresso la sua posizione in una nota: "Bicocca non ha alcun ruolo nell’ambito del costituendo rapporto di lavoro tra l’appaltatore subentrante e i suoi lavoratori. Questo non significa però che l’ateneo non abbia a cuore il tema e non comprenda le preoccupazioni dei lavoratori, prestandosi a svolgere un’attività di facilitazione informale tra appaltatore subentrante e lavoratori".
Ma non è l’unico fronte aperto, perché più di recente i lavoratori hanno segnalato anche presunte irregolarità nei corsi anti-incendio, con attestati divergenti rispetto alle ore effettivamente svolte. Un problema non da poco, in luoghi potenzialmente esposti al rischio di roghi. Anche questi elementi potrebbero finire al centro degli accertamenti della Gdf. Intanto i lavoratori guardano al nuovo cambio d’appalto che scatterà a febbraio 2024, quando l’ateneo a seguito di una nuova gara già chiusa affiderà a un’altra azienda il servizio di pulizie e il portierato.
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