Sotto i portici, il bagarino. Con biglietto da visita

Prima del Balletto in via Filodrammatici un mese dopo il licenziamento di un dipendente della Scala

Bagarini in azione (Foto repertorio Newpress)

Bagarini in azione (Foto repertorio Newpress)

Milano, 19 dicembre 2017 - «I biglietti per La Dame aux camélias? C’è rimasto solo qualche posto in platea a 150 euro. Se corre velocissima in via Filodrammatici trova quelli a 11 euro» dice l’addetto alla Biglietteria Centrale sotto la fermata del Duomo, a due ore e mezzo dal debutto della nuova stagione scaligera dei balletti che si è aperta domenica 17, alle 20, con il dance drama di John Neumeier. Un successo, applausi a scena aperta per l’étoile Roberto Bolle, nei panni di Armand Duval, e Svetlana Zhakarova, la tragica eroina del titolo Marguerite Gautier. La sorpresa, alla Biglietteria Serale prima delle 18, non è certo la una piccola ressa per accedere in galleria. Ma lo “spettacolo” dei bagarini. Sorpresa, si diceva, a un mese dal licenziamento in tronco di un dipendente della Scala che sarebbe stato coinvolto nel circuito illegale, ci si aspettava di vedere meno bagarini, o almeno vederli muoversi con fare circospetto.

Tutt’altro. I venditori illegali domenica erano appostati sotto il porticato di via Filodrammatici, a due passi dalla Biglietteria serale, muovendosi fra la gente in coda per accaparrarsi uno dei 140 biglietti numerati per la galleria. Sono quelli gestiti dall’associazione musicale L’Accordo che non c’entra nulla - ovviamente - con il bagarinaggio, essendo incaricata dalla Scala di compilare le liste di spettatori e controllare i documenti di identità: i ticket a 11 euro sono nominali. Bella “fregatura” per il bagarino che cerca di disincentivare l’acquisto in ogni modo: «Non vale la propria la pena comprarli, non si vede nulla – ripetono agli aspiranti spettatori –. Stasera c’è il balletto, non è l’opera in cui ci si può accontentare solo di un’acustica buona» argomentano. Sono in tre, tutti italiani di mezza età. «Noi abbiamo i posti migliori», incalzano.

I prezzi? Li hanno decisi loro. Fino alla supertariffa a «165 euro». Se però si dichiara che è «fuori budget», saltano fuori altre cifre. «Ne ho di belli in prima galleria, seconda fila, a 70 euro» dichiara il bagarino, che ha applicato un ricarico dell’84% sul biglietto che costa ufficialmente 38 euro. Alla domanda se è tutto regolare, il rivenditore illegale parla di «rimanenze» di una presunta «agenzia che lavora con gli alberghi». Bugie. La faccia tosta arriva al punto da spingere uno dei bagarini a mettere in mano alla cronista il suo biglietto da visita: «Posso trovare in Italia e in Europa». Come scritto a chiare lettere sul sito del Teatro alla Scala, però, i ticket possono essere acquistati, oltre che nelle due biglietterie centrali, su Internet con Ticketone, con il sistema di prenotazione telefonica e nei punti di vendita autorizzati. Solo dieci in tutta Milano. Altro che bagarini. «Una speculazione – accusa Camilla Palma, in attesa –: se i prezzi degli spettacoli vanno alle stelle, la cultura diventa un affare per pochi». Soluzioni? Daniela Rio, in vacanza a Milano, propone il modello Colombia: «Lì tutti i biglietti sono nominali. E i bagarini fuori mercato».

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