Armi e tensione al Pronto soccorso Allarme dopo la sparatoria in strada

Sabato i colpi di pistola in via Cefalù, le due famiglie sinti rivali si sono poi incrociate al Niguarda. Sos del sindacato: "Sicurezza per operatori e utenti". L’ospedale: il posto di polizia è attivo.

Armi e tensione al Pronto soccorso  Allarme dopo la sparatoria in strada

Armi e tensione al Pronto soccorso Allarme dopo la sparatoria in strada

di Marianna Vazzana

Due famiglie sinti in guerra. Tensioni che dalla strada si estendono al pronto soccorso dopo una sparatoria. È successo sabato sera quando all’ospedale Niguarda si sono ritrovati faccia a faccia i parenti di due pazienti delle rispettive fazioni, alcuni dei quali armati stando alle testimonianze degli operatori sanitari che si sono trovati a "dover gestire" la situazione e a "sedare gli animi", denuncia in una nota la segreteria Fials, chiedendo "sicurezza per gli operatori e l’utenza". Tutto parte da un agguato nel parcheggio di un supermercato poco dopo le 19 di sabato in via privata Cefalù, non lontano dal cimitero Maggiore: colpi di arma da fuoco feriscono una nonna di 57 anni e la nipote di 16 (il giorno dopo i carabinieri della Compagnia Magenta denunceranno per lesioni aggravate una cinquantottenne di origine sinti). La più giovane, sfiorata da un proiettile all’anca, viene accompagnata in codice verde al San Carlo. La nonna, colpita al bacino, va in giallo al Niguarda. La scena si sposta all’ospedale, dove finisce in pronto soccorso anche un uomo “dell’altra fazione“, per un dolore toracico. Fatto che sembra non collegato alla sparatoria. Ma quando i parenti dei due gruppi, lì per i rispettivi familiari, si incrociano, si riaccendono le tensioni: stando a quanto emerso finora, il figlio della donna ferita malmena l’altro paziente in cortile. Dopodiché, i figli di lui si presentano armati. Quindi scoppia il panico, gestito non senza difficoltà dal personale sanitario e dagli addetti alla vigilanza. Dal canto suo, l’uomo picchiato chiama il 112 segnalando di avere timore a uscire dal pronto soccorso: i carabinieri della stazione Musocco lo trovano rintanato in un gabbiotto e lo accompagnano alla sua macchina nel parcheggio esterno. Nessuna traccia della famiglia rivale.

Fials scrive ai vertici del Niguarda e al prefetto Renato Saccone: "Chiediamo che nell’immediato venga ripristinato il servizio di polizia di Stato nei locali del pronto soccorso".

L’ospedale Niguarda però risponde in una nota che "il posto di polizia interno non è stato rimosso. La Questura ha comunicato che dal 1° maggio avrebbe rimodulato l’orario di presenza, garantendo il personale fino alle 18, con una disponibilità di eventuali ulteriori due ore. Anche prima di questa rimodulazione l’attività del posto di polizia era prevista fino alle 20". Ancora, "come avvenuto anche sabato, in caso di necessità c’è sempre l’intervento tempestivo di operatori di vigilanza interna e l’arrivo su chiamata di una pattuglia esterna. Sicuramente si è trattato di una situazione di tensione e disagi ma grazie alla tempestiva azione degli operatori l’evento è stato correttamente gestito". Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza, definisce l’episodio "vergognoso e preoccupante. Emerge la necessità di aumentare la presenza delle forze dell’ordine e dei militari nei pronto soccorso e di incrementare i sistemi di videosorveglianza nelle strutture sanitarie".

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