
"Ci sono proteste per le piscine chiuse, ma ce ne sono anche 11 aperte. È chiaro che si vede sempre...
"Ci sono proteste per le piscine chiuse, ma ce ne sono anche 11 aperte. È chiaro che si vede sempre il bicchiere mezzo vuoto. I problemi ci sono ma ci sono tanti impianti funzionanti". Il sindaco Giuseppe Sala prova a ridimensionare le protesta per la scarsità di piscine scoperte in città durante questa estate.
L’altro nodo comunale legato al futuro delle vasche scoperte riguarda l’Argelati. "Stiamo verificando – afferma il primo cittadino –. Noi abbiamo puntato alle partnership con i privati a causa della mancanza di fondi pubblici (per ristrutturare le piscine, ndr). Ma in alcuni casi questi accordi non si riescono a fare".
La domanda sorge spontanea: perché? Sala non si sottrae all’interrogativo di un cronista: "Gestire le piscine vuol dire accettare delle perdite. Difficile trovare privati che vogliano scendere in pista. Quando invece un ritorno ci può essere, come nel caso del Lido, allora gli interessati ci sono. Sull’Argelati dobbiamo prendere atto che è quasi impossibile trovare un partner privato: i nostri tentativi finora sono andati a vuoto"
Lo scorso 10 giugno, durante la commissione consiliare che aveva all’ordine del giorno proprio la situazione delle piscine pubbliche a Milano, l’assessora comunale allo Sport Martina Riva ha spiegato: "Stiamo ascoltando le richieste della città e valutando la possibilità di mantenere la piscina Argelati pubblica, anche grazie all’impegno dell’assessorato al Bilancio (in sala c’era anche l’assessore Emmanuel Conte, ndr). Un’operazione del genere comporterebbe un investimento tra i 15 e i 20 milioni di euro, con tempi stimati (tra progettazione e lavori). I lavori per riqualificare l’Argelati dovrebbero durare cinque anni".
M.Min.