
L'aperitivo a Milano
Milano, 12 febbraio 2021 - Qualcuno studia ancora, qualcun altro lavora. La maggior parte ha meno di 30 anni. Si danno appuntamento alle 16 o alle 17 per consumare spritz, birra, chi ha lo stomaco forte persino un Negroni all’ora in cui di solito si consumano tè e biscottini. È il nuovo volto dell’aperitivo che prende piede a Milano. Un fenomeno di successo a giudicare dal tasso di occupazione ieri dei dehors tra Navigli, Garibaldi ed Isola. Qualcosa di diverso dal vecchio happy hour. Anzitutto perché i faraonici buffet ipercalorici sono vietati, il rito prevede solo qualche stuzzichino a corredo di una consumazione alcolica. Ma soprattutto la vera novità è la sua versione "early": un drink all’ora della merenda. Più che una scelta, per i gestori dei locali e il pubblico, una necessità: la zona gialla (in Lombardia dal primo febbraio) autorizza i pubblici esercizi a fare servizio ai tavoli fino alle 18. Per i bar senza cucina dopo quell’ora è pure vietato l’asporto. "Ci siamo dovuti adattare. Questo aperitivo anticipato piace a una clientela più giovane rispetto al solito. Sono ragazzi che non cercano ebbrezza. Hanno bisogno di incontrare i loro amici. Vengono in un locale per riassaporare un po’ di normalità" spiega Gianni Belluscio, dipendente della Vineria di via Casale.

È il caso di Manuel Maharen, 21 anni, colto alle 17 mentre sorseggia un bicchiere di sauvignon con un amico: "Sto lavoricchiando e ho un po’ di tempo libero. Per troppe settimane sono rimasto in casa, mi sentivo come una tigre nella gabbia. Da quando c’è la zona gialla ho sentito un bisogno irrefrenabile di uscire" spiega. Non è un avvinazzato: "No davvero. Volevo condividere un momento con un caro amico. Qualcosa di diverso dal sentirsi su WhatsApp". Altra zona, stesse scene. Il Chinese Box di corso Garibaldi è gettonatissimo già dalle 16. "Ho appena finito la sessione di esami e mi sono voluto concedere una birra. Bere di pomeriggio è un po’ strano ma è soprattutto un pretesto per vedere gente e ascoltare musica" racconta Manuel Rosa, 24 anni, studente di digital marketing alla Iulm. "In questo periodo abbiamo un target più giovane: l’età media è intorno a 20-25 anni nei giorni settimanali, un po’ più alta nel weekend. Questi ragazzi hanno sete di socialità" riflette il titolare del Chinese Box, Luca Hu.
L’aperitivo anticipato "dà un po’ una boccata d’ossigeno ai locali" ma non è una strategia efficace per contenere i contagi: "Se si consente l’apertura solo fino alle 18 è inevitabile che ci siano gli assembramenti. Io sono per posticipare la chiusura degli esercizi pubblici per diluire la clientela. Con regole rigide e controlli sul rispetto di capienza e distanziamento". Anche Vincenzo Iannetti, titolare dello storico Radetzky – aperto dal 1988 in quel di largo La Foppa – spinge per un’apertura "almeno fino alle 22, è la cosa più giusta e veloce da fare". Ai suoi tavoli intanto Francesca Cuzzocrea, impiegata di 35 anni, si gode il suo prosecco con un’amica: "È quello che faccio da qualche giorno a questa parte, appena finisco di lavorare: l’aperitivo è diventato un’occasione pe r vedersi dopo mesi trascorsi al chiuso". Anche all’Isola il rito attecchisce. "In settimana fra le 16 e le 18 avremo una sessantina di presenze all’esterno, nel weekend si forma la coda" conferma Marco Bozzetto, uno dei soci del Frida di via Pollaiuolo. Ma l’aperitivo sul presto non risolve i problemi del comparto: "Non sono i volumi di un tempo. Qui eravamo abituati ad avere almeno 300 clienti tra le 18 e le 21. Per togliere il personale dalla cassa integrazione – abbiamo 23 dipendenti – servirebbe l’apertura fino alle 22". "Anche per dare la possibilità di far sorseggiare un cocktail al tavolo a chi lavora fino alle 18. Così è penalizzante" aggiunge Igor Iavicoli del vicino Vinyl Pub.
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