Ansia e stress al lavoro: più colpiti giovani e over 50

Occupazione ai raggi X: in smart working più ore davanti al pc, manca l’ufficio. Quasi la metà dei milanesi ha cambiato impiego

Stress (foto di repertorio)

Stress (foto di repertorio)

Milano - Dopo un anno di pandemia "il carburante è finito" anche per chi lavora da casa e da mesi non mette piede in ufficio. Ansia e stress in preoccupante aumento, ma anche vantaggi soprattutto per chi vive fuori Milano ed evita il viaggio quotidiano in treno o in auto. Il blocco dei licenziamenti non ha ingessato il mercato: quasi la metà dei milanesi in un anno ha cambiato lavoro, con scelte motivate da nuove opportunità oppure obbligate dalla crisi. Luci e ombre che emergono da un sondaggio, su un campione di circa duemila persone che lavorano a Milano, realizzato dalla società Glickon, specializzata nel settore delle risorse umane. Una fotografia del mondo del lavoro in evoluzione con cambiamenti, legati soprattutto all’home working dettato dall’emergenza sanitaria, destinati a restare anche dopo la pandemia. Il presente vede il 37% degli intervistati lavorare sempre da remoto, mentre il 30% si reca in ufficio più di tre volte alla settimana. Di questi, il 39% usa i mezzi pubblici per raggiungere il luogo di lavoro (soprattutto tra i residenti in città). Tra coloro che abitano fuori Milano, il 56% impiega oltre 40 minuti per arrivare in ufficio e, complessivamente, il 50% dei non residenti sceglie l’auto: solo il 9% dei non residenti preferirebbe recarsi in ufficio.

Al contrario, coloro che hanno l’ufficio a 10 minuti da casa dichiarano di lavorare peggio nel 42% dei casi e di preferire quindi il lavoro in presenza. Un gradimento dello smart working con una crescita, quindi, direttamente proporzionale al tempo che una persona impiega per raggiungere il luogo di lavoro. "Dopo questo processo di remotizzazione non si tornerà alla “normalità“ ma piuttosto a un modo di lavorare ibrido e più fluido", spiega Carlo Rinaldi, chief marketing officer di Glickon. "Servono delle linee guida come è stato fatto con la “netiquette“, il galateo di internet, per risolvere le criticità che stanno emergendo con lo smart working – prosegue –. Bisogna creare percorsi personalizzati, perché ad esempio chi ha figli ha esigenze diverse rispetto a chi non ne ha". Il 51% degli intervistati dichiara di aver sofferto d’ansia nell’ultimo anno, soprattutto nei segmenti dei 18-30enni e dei 50-60enni. L’equilibrio tra lavoro e vita privata è peggiorato per il 49% dei lavoratori milanesi. La fascia di età a risentirne di meno è quella dei 40-50enni, che per l’80% dichiarano di godere di un miglior work-life balance. Complessivamente tuttavia, solo per il 29% degli intervistati la situazione appare migliorata.

Il 49% del campione soffre maggiormente di ansia rispetto a prima e solo il 9% dichiara di sentirsi meglio e soffrirne di meno. Tra coloro che vedono peggiorate le proprie condizioni di ansia e stress, il 52% è uomo, soprattutto tra i 50 e i 60 anni, segmento di età nel quale la stragrande maggioranza afferma di patire psicologicamente il lavoro in era Covid. Anche per il 50% dei 18-30enni la situazione attuale genera angoscia. Il 64% degli intervistati afferma di preferire il lavoro in presenza e sentire la mancanza dell’ufficio. Il 59% dei lavoratori interpellati, soprattutto uomini nella fascia d’età 20-50 anni, afferma di lavorare di più, dato che tocca l’87% se si considera la fascia tra 30-50 anni. E Il 45% degli intervistati nell’anno della pandemia ha cambiato lavoro (64% uomini, 39% donne), in particolare tra i 18-30enni (43%).  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro