Radio Curva indica Andrea Beretta come il successore di Vittorio Boiocchi, lo “Zio“, ucciso a colpi di pistola la sera del 29 ottobre scorso sotto casa a Figino. Sarebbe lui il regista dell’operazione che già dal 4 gennaio, giorno della ripresa del campionato con Inter-Napoli, darà il via a una vera e propria rivoluzione al secondo anello verde di San Siro: dopo 53 anni, gli ultrà non faranno più riferimento ai gruppi storici, ma si riuniranno sotto l’unico vessillo "Curva Nord Milano 1969". Un cambiamento non proprio accettato di buon grado, sempre stando ai rumors, dagli esponenti di estrema destra degli "Irriducibili": resta da capire se alla fine si adegueranno al nuovo corso o se sceglieranno di spostarsi o di abbandonare gli spalti.
La scalata
Intanto, però, il quarantasettenne che avrebbe conquistato la leadership dopo la morte di Boiocchi è stato arrestato e messo ai domiciliari: martedì sera i carabinieri della stazione di Pioltello gli hanno notificato un ordine di carcerazione emesso dall’Ufficio esecuzioni penali della Procura di Milano. Beretta deve scontare 6 mesi per la violazione del Daspo di 3 anni che la Questura gli affibbiò per l’assalto ai tifosi giallorossi prima della partita Inter-Roma del 26 febbraio 2017; venti mesi dopo quel raid, il capo ultrà non rispettò la prescrizione di restare lontano dallo stadio in occasione degli impegni casalinghi della Beneamata, presentandosi fuori dal Meazza prima di Inter-Atalanta. Non certo l’unica infrazione di Beretta, che negli ultimi tre anni ne ha messe insieme altre cinque, tanto che alla fine la durata del Daspo è stata estesa a 10 anni e che gli è stato imposto un triplice obbligo di firma nei giorni in cui l’Inter gioca in Lombardia. Poco più di un mese fa, infine, la Sezione autonoma Misure di prevenzione del Tribunale gli ha applicato la sorveglianza speciale per un anno e mezzo, con divieto di dimora a Milano; un provvedimento che gli ha impedito di partecipare ai funerali di Boiocchi.
Curriculum criminale
Il suo curriculum criminale, si legge nel decreto firmato dai giudici Roia-Tallarida-Profeta, parte dal 2000, quando viene prima indagato per furto e poi arrestato per detenzione di cocaina; nel 2002 finisce nuovamente in manette nell’operazione antidroga "Mercato bis". Nel 2016 patteggia un anno e tre mesi per l’aggressione a un quarantottenne ghanese, sempre per motivi legati allo spaccio. E arriviamo al 18 luglio 2022: va ai domiciliari per aver pestato un bagarino prima di Inter-Liverpool di Champions League e per avergli impedito di assumere un farmaco salvavita per una crisi asmatica generata dalle botte.
Gli affari e i legami con la ’ndrangheta di Pioltello
Gestore del negozio di abbigliamento "Milano siamo noi" a Pioltello, risulta anche amministratore unico della Wagner srl (attiva nel settore della caffetteria-ristorazione) e dal 2013 al 2017 è stato socio al 50%, nella M.B.Betting sas di Cernusco sul Naviglio, di Roberto Manno, oggi ventinovenne, figlio di Francesco e nipote di Alessandro, presunti esponenti della locale di ’ndrangheta di Pioltello arrestati nell’operazione Infinito. A sua volta, Roberto è stato condannato a 7 anni e 6 mesi per l’esplosione del 10 ottobre 2017 nel palazzo di via Alighieri 9 a Pioltello, provocata da un ordigno piazzato sul pianerottolo dell’appartamento in cui viveva un giovane ecuadoregno che non aveva restituito un prestito.