Aler, danno da 100mila euro "Paghino Ippolito e Osnato"

Verdetto definitivo della Corte dei Conti per gli incarichi sui service manager. Condannati l’attuale dg e l’ex direttore dell’area gestionale e deputato di FdI

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di Nicola Palma

L’attuale direttore generale di Aler Domenico Ippolito e l’ex direttore dell’area gestionale nonché deputato di Fratelli d’Italia Marco Osnato devono risarcire 101.300 euro (equamente divisi in 50.650 euro a testa) all’azienda lombarda per l’edilizia popolare. La Sezione centrale d’appello della Corte dei Conti ha respinto l’ultimo ricorso di Ippolito, che aveva chiesto la revocazione della sentenza che il 14 dicembre 2020 l’ha condannato in solido con Osnato: per i giudici, l’istanza presentata dal manager è inammissibile. Il procedimento appena concluso ha preso le mosse nel 2016 da un’informativa della Guardia di Finanza legata all’inchiesta penale (che poi si è conclusa con l’assoluzione per Ippolito e Osnato) sulle presunte irregolarità nella nomina dei "service manager" di Aler (avvenuta "con scelta fiduciaria in assenza di previa procedura comparativa trasparente") e sull’indicazione data a questi ultimi di evitare contratti di importo superiore a 193mila euro su pulizia e verde negli stabili popolari. Sulla base di quel report, i pm contabili della Lombardia hanno ipotizzato due fattispecie di danno erariale: la prima sulla concorrenza, "derivante da artificioso frazionamento" delle commesse; la seconda "per conferimento di incarichi esterni di service manager in assenza dei presupposti di legge", cioè per aver affidato nel 2009 (con proroghe nel biennio 2010-2011) quegli incarichi ad altrettanti amministratori di condomìni di cui Aler era comproprietaria invece che a dipendenti dell’azienda.

Scelte che, secondo l’accusa, causarono "un aumento di costi per servizi e pulizie per tutti i service manager rispetto al sistema degli appalti", tanto che nel 2012 la figura fu soppressa, "con ripristino della procedura di gara a evidenza pubblica". In primo grado, Ippolito, Osnato e il terzo imputato Luigi Serati, all’epoca coordinatore delle filiali Aler della provincia di Milano, furono assolti. Il motivo? Per i giudici, "i maggiori e crescenti costi innegabilmente sostenuti da Aler per retribuire una pluralità di imprese operanti localmente a seguito del censurato frazionamento" non generarono un danno erariale all’azienda, bensì ai singoli inquilini, gli unici titolati a "dolersi di tale lievitazione dei costi per “omessa gara comunitaria”". Una tesi ribaltata in Appello nel 2020 solo sul tema "service manager", con quantificazione del danno in 101.300 euro a carico di Ippolito e Osnato. Ora quel verdetto è diventato definitivo. "Le sentenze si rispettano sempre, quindi ora mi aspetto che Regione Lombardia chieda spiegazioni a Ippolito, tuttora in carica come dg di Aler", commenta la consigliera Pd Carmela Rozza, che nei mesi scorsi aveva presentato un’interrogazione nell’aula del Pirellone per chiedere conto dei risarcimenti.

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