Alberto Genovese e la pratica del chemsex: "Sesso violento, ma senza dolo"

La difesa punta a dimostrare con la perizia fonica sui dialoghi che lui e la donna hanno assunto chetamina per provare "esperienze estreme"

Alberto Genovese

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L’obiettivo primo di Alberto Genovese, il mago delle startup che la notte del 10 ottobre ha stuprato per venti ore una modella ventenne, è tornare a casa, curarsi ai domiciliari e affrontare il processo fuori dal carcere. Per questo la difesa dell’ex bocconiano tenta tutte le carte per farlo uscire, compresa la richiesta di una perizia che certifichi la dipendenza da droghe del manager. Una dipendenza prolungata che vada ben oltre lo sballo di quella e di altre notti di festa.

Per la procura, che sta coordinando le indagini della squadra mobile, la difesa di Genovese punterebbe ad utilizzare a suo favore anche la pratica diffusa nella società dei banker rampanti (e anche a Terrazza Sentimento) del “chemsex“, sesso chimico. L’assunzione di chetamina, quella droga rosa da 400 euro al grammo, presa in determinate quantità e tagliata con alcuni farmaci porterebbe ad avere eccitazioni prolungate, prestazioni sessuali lunghe fino a 24 ore, ma avrebbe come controindicazione una sorta di straniamento dal corpo, dalla fisicità. In sostanza il chemsex è una pratica estrema che però non consentirebbe di controllare tutte le reazioni che potrebbero essere anche molto violente. Come nel caso di Genovese, venti ore di stupro. La difesa, che ieri ha ottenuto dal gip (i pm non si sono opposti) una perizia fonica sulle immagini della notte violenta, vorrebbero provare che tutto ciò era chiaro anche alla ragazza entrata nella stanza.

I dialoghi registrati di quella notte potrebbero dimostrare non tanto l’esistenza di accordi economici con la ragazza, che comunque non diminuirebbero affatto la responsabilità di Genovese per la violenza, quanto piuttosto l’accordo sull’assuzione di quel tipo di droga proprio per provare gli effetti del “chemsex“. Il fine ultimo della difesa, sarebbe insomma quello di ricondurre quanto avvenuto quella notte ad una sorta di incapacità nelle azioni commesse, dovuta però a quel tipo di droga sulla cui assunzione potrebbe esserci stato un consenso anche da parte della vittima. Intanto gli esperti da oggi dovranno ascoltare e trascrivere ogni singolo suono estrapolato dalle 19 telecamere installate nel super attico con vista Duomo, in cui si è consumata l’orribile violenza sessuale. Video che l’ex imprenditore ha cercato anche di “eliminare“ prima di essere arrestato: ad un collaboratore infatti - come emerso nella fase di indagine che ha poi portato al suo fermo - aveva chiesto di piallare tutto, cioè di “cancellare tutto ciò che era stato registrato la sera del 10 ottobre“.

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