Agnese, la merlettaia “Manidoro“

Molinelli ha sbaragliato la concorrenza al premio di Rimini dedicato a Fellini: "Un’emozione indescrivibile"

Agnese, la merlettaia “Manidoro“

Agnese, la merlettaia “Manidoro“

di Barbara Calderola

Fili che si intrecciano per ricordare Federico Fellini. Rimini si inchina davanti ad Agnese Molinelli, la merlettaia di Pessano con Bornago ha vinto il concorso di Manidoro dedicato quest’anno al grande regista, lei ha sbaragliato la concorrenza, 15 le creazioni in corsa, in arrivo da tutta Italia. Ma la sua è la più bella. Così ha deciso la giuria, a premiarla nella città dell’uomo che ha regalato al pubblico capolavori come "8 e 12" e "Le notti di Cabiria", il sindaco Jamil Sadegholvaad. "Un’emozione indescrivibile", dice l’artista che si definisce "un’appassionata". " Merito del disegno della maestra Maria Grazia Giacomini, ho cercato l’ispirazione nell’opera di Fellini, nel mio ‘quadro’ ci sono il suo profilo, famosissimo, due pizze, le pellicole, la prua di Amarcord, le gambe di Anita Ekberg nel ‘bell’Antonio’". Tecnica perfetta e grande cura dei particolari, queste le ragioni della vittoria per l’autrice che "ha saputo interpretare al meglio lo spirito dell’iniziativa". Per Agnese Molinelli una passione nata da bambina, in Abruzzo, durante lunghe estati calde, "con i miei visitavo borghi incastonati fra le montagne – racconta - sull’uscio c’erano sempre donne con uncinetto e spolette". Scocca la scintilla che diventa studio fino al recupero del "punto Venezia", il lavoro fatto tutto a mano senza l’uso dell’ago, come "si fa a Burano". L’ex contabile ha collaborato con tutte le più prestigiose istituzioni del campo, le sue creazioni sono ovunque, alla Biennale di Bolsena, al Museo Umbro dove ha vinto una gara sui Longobardi nella Regione. La sua casa è una galleria di attrezzi, cartine, cioè disegni di partenza, il tombolo cilindrico, uncinetti, seta, lino, cotone, metallo. Nato per ornare corredi ormai fuori moda, il pizzo conquistò l’aristocrazia, Valencienne e Chantilly, i suoi nomi ancora sulla cresta dell’onda. Lei ha saputo dare un tocco di modernità a fuselli e filati, "non ci sono più solo lenzuola nel repertorio, ma gioielli, sottopiatti, quadri e tutto ciò che può piacere ai giovani". Ai quali insegna da anni i segreti del mestiere, con un solo obiettivo, "salvare una tradizione che non deve scomparire".

E i ragazzi la seguono scoprendo la pazienza e l’ingegno che servono oggi come nel Quattrocento, dove nacque tutto, a Venezia, fino a Cantù, l’altra capitale delle trine, dove Agnese si è formata. Molinelli ha donato alla Casa di riposo per Musicisti di Milano uno dei suoi merletti più belli in occasione dei 120 anni della scomparsa di Giuseppe Verdi. Un omaggio al grande compositore che era un habitué a Pessano, come racconta il carteggio conservato al Museo della Scala fra il padre del melodramma e la contessa Giuseppina Morosini. Nobildonna milanese con villa di delizia nel borgo della Martesana, dove lui era spesso ospite. "Un rapporto sconosciuto al grande pubblico che ho voluto portare alla luce".

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