FRANCESCA GRILLO
Cronaca

Affacciati ai balconi. Ma nessuno ha visto

Cesano, non sarà facile ricostruire la dinamica del delitto costato la vita a Luigi Danesi. L’assassino si è costituito in piena notte

di Francesca Grillo

Nei palazzoni del quartiere Giardino, al confine con Corsico, abitano centinaia di persone. Alcuni balconi danno sulla strada, altri sul giardino, altri ancora sulle vie laterali. Un quartiere enorme, popolato, vivissimo, dove ogni giorno decine di persone attraversano i vialetti e i bambini giocano nei cortili condominiali. Quando arrivano i soccorritori domenica pomeriggio e iniziano a pompare ossigeno nel tentativo disperato di salvare la vita a Luigi Danesi, i balconi sono pieni di gente affacciata.

Poi arrivano i carabinieri, lampeggianti accesi e sirene che urlano. E non si vede più nessuno. Di tante persone, nessuno ha detto di aver visto qualcosa, nessuno ha dato un elemento costruttivo per disegnare il quadro dell’omicidio in via dei Tigli. Qualche signora accenna a "grida, rumori, ma non ho visto niente". Anche un paio di ragazzi escono dal portone e ribadiscono: "Abbiamo visto il corpo a terra, ma niente di più. Non abbiamo visto niente". Nessuno ha visto niente. Eppure alle 16.30 di domenica i palazzi sono pieni di famiglie.

Un muro di omertà che non ha comunque impedito alle indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Corsico, guidati dal tenente colonnello Domenico La Padula e dal tenente Armando Laviola, di disegnare il quadro dell’omicidio e di arrestare il killer di Luigi Danesi, 36 anni di Milano, ammazzato con una coltellata alla gola perché "ha aggredito la madre di mio figlio", ha raccontato il suo assassino, il 56enne tunisino Mongi A. davanti ai carabinieri dopo essersi costituito, sentendosi ormai braccato.

Era andato al centro commerciale di Cesano e quando è rientrato ha trovato la donna, una 39enne con cui aveva avuto una relazione e un figlio oggi di 13 anni, che litigava con Danesi, l’ex marito (si erano sposati mentre lui era in carcere a Opera a scontare alcuni anni per droga e rapine). È andato a prendere un coltello che nascondeva lì vicino, sottoterra. Un’arma che aveva a disposizione perché, da noto spacciatore, diceva di essere stato aggredito diverse volte. Poi ha premuto la lama alla gola dell’uomo, venuto in via dei Tigli a parlare con l’ex moglie perché voleva che la donna tornasse con lui.

Mentre Danesi si accasciava in un lago di sangue, Mongi è scappato ed è andato verso il Parco Natura, dove ha sotterrato il coltello, poi trovato dai carabinieri, e ha vagato per sette ore prima di presentarsi in caserma da solo. Nessun pentimento: "L’ho fatto per difendere la madre di mio figlio", ha continuato a ripetere prima di essere fermato per omicidio volontario.