Adolescenti schiavi del telefonino: in cura 50 “sepolti vivi”

L’ultimo dramma tra i giovani e giovanissimi. Un trentenne ha trascorso quasi metà della sua vita senza uscire da casa

Adolescenti con il telefonino

Adolescenti con il telefonino

Milano, 23 maggio 2018 - La più giovane ha solo 12 anni. Il più anziano ha poco più di trent’anni. Per dieci anni è rimasto chiuso in casa, in contatto con il mondo esterno solo attraverso lo schermo del computer e dello smartphone, fino a quando la sorella ha deciso di contattare la cooperativa Hikikomori di Milano (www.centro-hikikomori.it), termine giapponese usato per persone che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale. Gli operatori sono riusciti a instaurare un contatto telefonico, adesso partecipa a sedute terapeutiche via Skype con l’obiettivo di riuscire, un giorno, a varcare la soglia dell’appartamento dove vive con i genitori.

Sono una cinquantina le persone che la cooperativa, nata nel 2012, sta aiutando a uscire dall’isolamento. L’80% sono maschi, anche se la componente femminile è in aumento. Un fenomeno spesso connesso all’uso compulsivo di smartphone, computer e videogiochi, che consentono di creare una vita parallela su internet. Ci sono adolescenti che si svegliano di notte per controllare messaggi, “like” e notifiche sui social network, avvertono un senso d’ansia quando cala la batteria o manca la copertura di rete. Nei casi più gravi arrivano ad isolarsi da amici e parenti, a comunicare solo attraverso l’intermediazione di uno schermo.

«In quasi tutti i casi sono i genitori o i familiari più stretti che ci contattano - spiega la sociologa Valentina Di Liberto, fondatrice e presidente della coop Hikikomori - uno dei campanelli d’allarme è un rapido calo del rendimento scolastico. I ragazzi con problemi di isolamento seguono terapie individuali o di gruppo, e viene fatto un lavoro anche con i genitori. Spesso hanno subito episodi di bullismo. C’è maggiore consapevolezza, scuole e famiglie non sottovalutano più il fenomeno». Lo scorso 7 maggio un gruppo di “hikikomori” milanesi è uscito all’aria aperta, attraverso una macchina fotografica hanno iniziato a riprendere contatto con la realtà. L’insegnante di digital art Franca Lanni li ha accompagnati a immortalare luoghi simbolo e scorci nascosti della città. Poi le immagini sono state rielaborate con Photoshop, perché i giovani che decidono di auto-recludersi spesso sviluppano spiccate capacità informatiche.

Un altro giovane sta partecipando a un progetto di inserimento lavorativo in collaborazione con la Città metropolitana di Milano, si è messo all’opera su siti internet e banche dati. «Secondo una ricerca dell’Università di Granada - prosegue Di Liberto - le fasce più a rischio di dipendenza da smartphone sono quelle tra 18 e 25 anni. Alle spalle ci sono problemi relazionali e bassa autostima, ansia, paura della solitudine e bisogno di controllo». Tutti tendono a trascorrere sempre più ore davanti al telefono, ma le tipologie di smartphone-dipendenza sono diverse. Ci sono i dipendenti da sms, chat e social; gli «esibizionisti del cellulare» sempre in cerca del nuovo modello; i “game players” e gli affetti da Sindrome da cellulare acceso.

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