Addio a Pierluigi Cerri "L’architetto elegante che sapeva ridere e parlare ai giovani"

Il ricordo dell’amico e collega Italo Rota: insieme fino all’ultimo

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di Mariachiara Rossi

"Pierluigi Cerri era una delle persone più divertenti che abbia mai conosciuto: lui era cinico e ironico allo stesso tempo e anche per questo motivo riusciva ad entrare in contatto facilmente con le nuove generazioni. Perché il segreto di una vita felice è riuscire a ridere di tutti, compresi sé stessi" ricorda commosso Italo Rota, architetto milanese che è rimasto vicino all’amico di una vita anche negli ultimi giorni, quando i segni della malattia diventavano sempre più evidenti.

Le sue parole sono colme di sentimento, quel sentimento che lega due amici di vecchia data, e di rispetto, lo stesso rispetto che in quasi 50 anni di attività sul campo non è mai venuto a mancare, malgrado i due colleghi procedessero su due binari paralleli, che pur dirigendosi verso una stessa meta, non si incontravano mai: "Uno dei nostri ultimi discorsi è stato molto divertente: ci siamo chiesti chi potessimo prendere come modello delle nostre filosofie e abbiamo scelto entrambi Peter Behrens. La cosa buffa è che io l’ho scelto perché lo ritengo l’architetto delle fabbriche e dell’industria mentre lui della comunicazione e dell’organizzazione aziendale", spiega Rota. Il vero motivo alla base di queste differenze è che Pierluigi Cerri, nato a Orta San Giulio 83 anni fa, e laureato in architettura al Politecnico di Milano, nella sua lunga carriera non è mai stato identificabile con nessuna etichetta - "era un artigiano artista che si applicava ai temi più disparati con la leggerezza di un dandy colto classico" commenta l’amico - e anche per questa sua versatilità è riuscito a imporre il proprio stile elegante in oltre cento allestimenti espositivi in Italia e nel mondo. Oltre a essere stato socio fondatore della Gregotti Associati ha creato un gusto milanese, immagine di una borghesia illuminata, che è riuscito a trasportare in ogni contesto creativo, da quando curava la grafica delle più importanti collane editoriali italiane, a quando si occupava di realizzare gli allestimenti delle più rinomate sale museali internazionali, dai disegni degli interni di yacht o navi da crociera fino alla scenografia di celebri programmi televisivi. "Il primo periodo di apprendistato negli anni Settanta lo passai proprio alla Gregotti e fu lì che conobbi Pierluigi, lui mi ha insegnato il mestiere del grafico: a quei tempi abbiamo realizzato diversi progetti insieme, poi io ho fatto scelte diverse perché il mondo della classicità non mi apparteneva. Credo che le nuove generazioni debbano guardare all’opera di Pierluigi, presa nel suo insieme, per metodo e disciplina che vi applicava. Aveva una sana passione per tutto quello che faceva. Era un artista ma per me soprattutto una grande uomo".

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