FEDERICA ZANIBONI
Cronaca

Abusi edilizi in città. Sequestrato il cantiere delle Residenze Lac al Parco delle Cave

Nel mirino della Procura finoscono tre nuove palazzine in via Cancano. Otto indagati: tra loro l’assessore all’Urbanistica del Comune di Torino.

Abusi edilizi in città. Sequestrato il cantiere delle Residenze Lac al Parco delle Cave

"Vivi la natura anche in città. Nel verde di una location esclusiva nasce il nuovo progetto residenziale". Vengono presentati così, sul sito, i tre edifici con vista lago in costruzione in via Cancano 5, le Residenze Lac. Un’area nella quale, però, come osserva un dirigente dello stesso Comune di Milano "la struttura commerciale “ha divorato“ gran parte della superficie fondiaria, obbligando a una soluzione progettuale delle residenze molto impattante (peraltro fronte Parco Cave)". L’osservazione espressa dal direttore del Settore Pianificazione urbanistica generale Simona Collarini – non indagata – è contenuta in un verbale di una "riunione di staff" acquisito dalla Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta per lottizzazione abusiva, false attestazioni e abuso d’ufficio, che ieri ha portato al sequestro del cantiere delle Residenze Lac. Le tre palazzine in costruzione, finite nel mirino degli inquirenti per presunti abusi edilizi insieme ad altri nove progetti di urbanistica, prevedono 77 appartamenti suddivisi tra gli edifici di nove, dieci e tredici piani per un totale di 270 abitanti. Otto persone sono indagate dai pm Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Paolo Filippini. Tra queste, anche l’architetto Paolo Mazzoleni, assessore all’Urbanistica di Torino, già sotto inchiesta per il caso di piazza Aspromonte, l’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, allora responsabile dello Sportello unico per l’edilizia, e Rossella Bollini, titolare della Lake Park, la società proprietaria dell’area. "Dobbiamo cercare di non ripetere situazioni come via Cancano", scriveva Collarini.

Il lotto, esteso su oltre 9.680 metri quadri e sul quale sorgeva l’impianto industriale della Pompe Peroni, sarebbe stato frazionato nel 2018: su uno dei due nuovi lotti doveva essere edificato un supermercato e sull’altro le tre torri. Un’area "di interesse ecologico", come osserva anche il gip di Milano Lidia Castellucci nel provvedimento con cui ha disposto il sequestro, in quanto si affaccia "sul laghetto della ex Cava Cabassi, l’unico tra i laghi completamente accessibile al pubblico e integrato nel disegno del parco". A quanto osserva il giudice, l’intervento violerebbe la legge urbanistica fondamentale n.1150 del 1942 poiché, "per via delle altezze delle torri e delle densità previste - ben superiori ai 25 metri e ai 3 mc/mq - non poteva essere consentito in assenza di un piano particolareggiato esecutivo o di un piano di lottizzazione esteso all’intera zona".

Tra le ulteriori violazioni, elencate in cinque punti nel decreto, vi sono poi la "qualificazione illegittima" dell’intervento come una “ristrutturazione edilizia” e non “nuova costruzione”, la monetizzazione delle aree standard, l’effettuazione dell’intervento tramite la Scia anche se "in assenza delle condizioni di cui alla medesima norma di legge” e, infine, la convenzione urbanistica del 20 gennaio 2019. Quest’ultima, stipulata presso un notaio e definita dal gip come una di quelle pratiche "del tutto ‘inedite’ e prive di fondamento", sarebbe stata "conclusa in violazione delle condizioni e delle procedure" previste, per le quali deve esserci "approvazione da parte del consiglio e della giunta comunale". La sua "formazione e i suoi contenuti" sono stati stabiliti soltanto dallo stesso dirigente che l’ha stipulata", cioè Oggioni insieme a Bollini.

Il sequestro del cantiere, il secondo dopo quello di via Lepontina lo scorso maggio e per il quale pende un ricorso davanti al Tribunale del Riesame, è stato motivato dal gip con la necessità di fermare "il pericolo di aggravamento", dati i "lavori ancora in corso" e la "prosecuzione delle opere" che "determineranno un sensibile aumento del carico urbanistico con conseguente pericolo, concreto e attuale, di lesione degli interessi presidiati dalla normativa edilizia". Da parte dell’amministrazione comunale "non è prevedibile alcun intervento di autotutela" in quanto i suoi rappresentanti "sono proprio i principali concorrenti nei reati, che hanno emesso/contribuito a emettere il titolo edilizio invalido".