
I numeri sono freddi e quasi sempre non esprimono minimamente i drammi umani che si celano dietro a quelle cifre. Eppure i 343 decessi che si sono verificati dall’inizio dell’anno a Cinisello Balsamo sono una sorta di pugno nello stomaco. Si pensi che rappresentano quasi il 50 per cento delle morti che solitamente si registrano in un anno in città.
E la gran parte di queste morti si sono consumate tra marzo e aprile. Per avere un’idea più chiara, possiamo dire che nei primi quattro mesi del 2018 i decessi registrati all’anagrafe erano stati 257, mentre nel 2019 erano stati 266.
L’incremento medio si avvicina al 25 per cento. Ma come dicevamo, si concentra soprattutto a marzo e aprile, quando i decessi sono stati rispettivamente 115 e 90. Nei due casi ci avviciniamo a un incremento del 50 per cento. Segno che in città il virus ha “lavorato” in modo diffuso, portando via persone care e togliendo la vita a chi aveva ancora tante cose da fare e tanto tempo da vivere. Forse è ancora presto per tentare di ricostruire la genesi dell’infezione che ha falcidiato la città. Le statistiche dicono che la mortalità ha riguardato soprattutto i più anziani e le persone con più di una patologia. Ma è una ben magra consolazione, dinanzi a quelle persone di mezza età e non sulle quali il Covid ha avuto il sopravvento.
Ieri il sindaco Giacomo Ghilardi ha annunciato che da domani riaprono i tre cimiteri di Cinisello Balsamo, quello di piazza dei Cipressi (Nuovo), di via Crisantemi (Cinisello) e di via Piemonte (Balsamo).
Sarà il momento nel quale le famiglie potranno ricongiungersi per la prima volta e dare un estremo saluto ai loro cari. Perché negli ultimi due mesi nessuno ha potuto dare l’estremo saluto ai defunti. La buona notizia viene dai primi dati relativi al mese di maggio, che fanno segnare due soli decessi contro una media di 6 dello stesso periodo.
Ciò autorizza a pensare che il peggio sia passato. Ma ci sono altre cifre che preoccupano ora la comunità cinisellese. A fine aprile, il Comune ha tirato le somme dell’emergenza sociale scatenata dal lungo periodo di lockdown. Sono ben 2.000 le famiglie che hanno richiesto di ricevere un bonus o un pacco alimentare. Si tratta di persone che in questo momento non hanno i soldi nemmeno per sfamarsi. Per capire l’enormità di questa emergenza, a febbraio le famiglie che percepivano assistenza alimentare dai Servizi sociali del Comune erano poco più di 100.