Marcegaglia, una storia da museo: dalle campagne del Mantovano alla conquista dell’industria

Un cammino iniziato oltre 60 anni fa in un paese sperduto e difficile anche da ricordare, Gazoldo degli Ippoliti

Mantova, Marcegaglia all'inaugurazione del museo

Mantova, Marcegaglia all'inaugurazione del museo

Mantova – Una bobina d’acciaio che si snoda davanti a un Buddha, un’icona di tecnologia e una di saggezza, progresso e tradizione, ricchezza e valori. È questa la porta d’ingresso di Casa Marcegaglia, lo spazio museale che il colosso mantovano della metallurgia ha dedicato alla propria storia.

Un cammino iniziato oltre 60 anni fa in un paese sperduto e difficile anche da ricordare, Gazoldo degli Ippoliti, e condotto con mano ferma dal suo iniziatore, Steno Marcegaglia, partito dal niente e divenuto un tycoon dell’acciaio. Chi ha ereditato il suo impero, i figli Emma ed Antonio, guida il primo gruppo italiano del settore, nella top-ten delle maggiori aziende nazionali, con 9 miliardi di fatturato, 7mila dipendenti, 37 stabilimenti di cui una ventina in Italia e gli altri sparsi per il mondo, 15mila clienti, una consolidata sostenibilità ambientale.

Per celebrare un simbolo così concreto del made in Italy, a Gazoldo si è raccolto un parterre di politici e industriali: il ministro dell’Industria Adolfo Urso, presente virtualmente, mentre di persona c’erano il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e quello di Confindustria Carlo Bonomi. Ad accompagnare gli ospiti i padroni di casa, i fratelli Marcegaglia.

Il nuovo allestimento espositivo - hanno spiegato - si chiama Casa per confermare il senso di comunità familiare che è alla base del successo del gruppo industriale. L’altro pilastro è stata nel tempo la spinta all’innovazione, così il museo (1300 metri quadrati, realizzato su progetto architettonico di Vittorio Longheu, lo sviluppo espositivo di Studio Chiesa, e la curatela della storica dell’arte Elisabetta Pozzetti) punta sulle tecnologie più coinvolgenti. Inoltre, la spinta verso il futuro è confermata dalla creazione, in contemporanea col museo, di una Academy aziendale che formerà le nuove generazioni di operai, quadri e dirigenti del gruppo. Casa Marcegaglia si apre e si chiude con le sculture volute dall’azienda per ‘Steellife’, un’esposizione del 2009 alla Triennale di Milano.

Nelle sale successive, la storia dell’acciaio, quella della produzione dagli anni del Boom alla realtà del presente viene raccontata con un una serie di immagini multimediali, immersive e spesso interattive, create per suscitare l’attenzione e l’emozione. Fino alla “stanza di Steno“ dove la contemporaneità è costituita dalla voce e dalle immagini di Steno Marcegaglia che si racconta: era il ragazzino con un solo paio di scarpe che va in bicicletta a scuola a Mantova (50 chilometri tra andata e ritorno), poi il microindustriale che produce tapparelle, poi il proprietario della prima minuscola acciaieria. Con voce incrinata il fondatore, scomparso nel 2013, racconta dei giorni del suo drammatico sequestro nell’82, col tono sereno dell’anziano creatore di un impero spiega che "ora lavorerò solo dalle 8 del mattino alle 10 di sera". E non si risparmia una frecciatina ricordando quando i suoi colleghi industriali a Milano lo chiamavano, con poco acume, lo “zappaterra“.