
I rilievi
Roverbella (Mantova), 9 dicembre 2015 - La lunga malattia della moglie - una di quelle neurologiche degenerative che tolgono autonomia e normalità - deve essere stata per lui come assistere ogni giorno a qualcosa che se ne va in pezzi. Una sorta di altalena emotiva fatta di amore e rabbia, preoccupazione e dolore, sensi di colpa e paura del futuro. Ci sono poche spiegazioni - o moventi - da cercare in una casa di Roverbella, in provinca di Mantova, dove è stato trovato impiccato a una corda nel suo garage un agricoltore di 76 anni.
La notte del 6 dicembre, il tormento per quest’uomo che fino al giorno prima hanno visto lavorare, si è trasformato in furia omicida. Forse non si è mai neppure addormentato accanto alla consorte, ben più giovane di lui (62 anni) con questa malattia che non la rendeva più la donna di prima ai suoi occhi e che - chissà - temeva di non riuscire ad accudire o di non essere accudito da lei. Non sappiamo. Sappiamo solo che l’agricoltore le ha messo una mano al collo e ha stretto forte, e con il corpo ha premuto sul costato di lei per metterci più forza e farla finita. La donna, con quella stretta sull’epiglottide ha perso i sensi e sembrava morta.
Lui voleva ucciderla e ha creduto di averlo fatto perché era ben cosciente di doverlo fare quella notte visto che giù in garage aveva già preparato la corda alla quale appendersi per non soffrire più. Lui è morto davvero. Due ore dopo, verso le 5 di mattina, la donna si è ripresa e ha chiesto aiuto. L’ha sentita il figlio che è accorso e ha visto i segni rossi sul collo e non ha visto, invece, il padre. La madre gli ha detto concitatamente cosa era successo, ricordava di aver perso conoscenza per quella stretta soffocante senza riuscire a fare niente. Una corsa in giro per la casa e poi giù nel garage dove l’ha trovato, suo padre: era appeso a quel cappio legato a una trave che si era costruito. La Procura di Mantova ha aperto un’inchiesta, probabilmente verrà eseguita l’autopsia. Sarebbe stato un omicidio-suicidio, ma per fortuna almeno l’omicidio stavolta non c’è stato. L.N. di sicuro ha smesso di soffrire, come desiderava. Il silenzio dello sgomento resterà per un bel po’ in quella casa e fuori di essa, dove nessuno aveva capito che qualcosa di disperato sarebbe accaduto.