Mantova, 28 agosto 2024 – Chi comprerebbe un melone che può costare anche 20mila euro al chilo (non è un errore, proprio ventimila)? In Giappone qualcuno lo ha fatto contendendosi all’asta la preziosa cucurbitacea. E ora nelle campagne della Bassa lombarda c’è chi l’ha coltivata e continuerà a farlo.
La storia
Il melone dei record, che porta il nome di Yubari King retato, ha una storia che si sviluppa a cavallo tra il Mantovano e il Cremonese. I semi sono stati portati in Italia da Francesco Casalini, un esperto di Rivarolo Mantovano. Quest’inverno li ha consegnati, assieme ad altre numerose varietà, a un’azienda specializzata in agricoltura bio, la Ca’ Vecchia a Valle di Casalmaggiore (Cremona) che li ha piantati e ha prodotto i primi esemplari.
La zona è quella del distretto biologico casalasco-viadanese, ed è particolarmente vocata a questo tipo di colture. E a un particolare tipo di biologico è vocato Valter Cavalli, 72 anni, uno dei pionieri dell’agricoltura bio e uno dei fondatori del distretto lombardo. Di Ca’ Vecchia oggi è titolare il figlio trentunenne Lorenzo, ma lui segue costantemente l’attività di famiglia.
La produzione
"Quando ci hanno detto il prezzo di quei meloni ci abbiamo riso su – racconta Valter – poi un po’ per scommessa ci siamo detti: se ne vendiamo tre facciamo stagione".
I semi del melone d’oro erano assieme a una trentina di altre varietà provenienti da tutto il mondo e portate nel Casalasco dal collezionista mantovano. E a gennaio è iniziata l’avventura. "Da 40 anni produciamo esclusivamente in modo biologico, non solo meloni ma anche altre colture – spiega Cavalli senior – Abbiamo un centinaio di serre e un ettaro di campo che usiamo per produrre il melone. Siamo specializzati nelle varietà antiche, come il ‘Melone Rospo’ che è diventato un presidio Slow Food, il melone banana di Lentigione, il Moscatello e il Ramparino".
Non a caso, quindi, per l’ancor più rara e preziosa varietà giapponese, è stata scelta l’azienda cremonese. Cavalli racconta che, come hanno appreso approfondendo la conoscenza dello Yubari King, non basta coltivarlo e metterlo in vendita. Una volta raccolto il melone – secondo la tradizione giapponese – deve essere massaggiato per ore tre volte al giorno ed è circondato da cure inaudite. I giapponesi nemmeno lo mangiano ma lo regalano come un dono prezioso.
A Ca’ Vecchia quest’anno la pianta ne ha prodotti tre, tutti esibiti a una cena Slow Food: uno è stato trasformato in mostarda da un noto produttore di Pomponesco, un altro è finito in una gelateria di Viadana: "E il terzo mio figlio lo ha regalato". Ma era solo una prova: "Certamente ripeteremo l’esperimento – conferma Cavalli – Il melone si semina in primavera e si raccoglie a luglio-agosto. Tra un anno vedremo cosa sarà nato. E se sarà quello giusto lo metteremo sul mercato". Detto questo, come ogni buon agricoltore, Valter guarda il cielo e incrocia le dita.