Dumitru Stratan e i falsi sms dal telefono di Yana quando lei era già morta ammazzata

L’assassino invia alla sorella due messaggi Whatsapp dal telefono dell’ex fidanzata appena uccisa Stratan non risponde neppure alle domande del pm: sospese le ricerche del corpo della 23enne

La vittima Yana Malayko

La vittima Yana Malayko

Quella fra il 19 e il 20 gennaio è un notte di sangue, inganni, depistaggi. Intanto, per la seconda volta, Dumitru Stratan, moldavo di 33 anni, sceglie la strada del silenzio davanti ai magistrati. Le ricerche del corpo di Yana sono per il momento sospese. Per attirare l’ex fidanzata Yana Malayko nell’agguato mortale la menzogna di volerle restituire il cane che non sta bene. La menzogna alla sorella per spiegare la sparizione di Yana e depistare: due messaggi inviati da Dumitru con il cellulare di Yana in cui la ragazza ucraina annuncia la decisione di andarsene, allontanarsi per un po’, staccare perché è stanca, tanto stanca da non poterne più. Ma Yara è già morta.

Le otto del mattino di venerdì 20 gennaio. Cristina Stratan non è nel suo appartamento al quarto piano del gigantesco condominio di piazzale delle Resistenza, a Castiglione delle Stiviere, sopra il suo bar, l’Event Coffee. Si trova a Padenghe del Garda, in casa di un amico. La moglie dell’uomo ha subito un intervento chirurgico, Cristina aiuta a tenere due bambini piccoli. Ha il cellulare spento e sotto carica. Al risveglio, quando lo accende, trova due messaggi Whatsapp di Yana. Il primo è delle 5.46: "Ciao Cri, vado via per un po’. Devo staccare la testa di tutto per ciò non ci sono". Il secondo è di un minuto dopo, alle 5.47: "Grazie ma non ce la faccio". Tutto falso.

La giovane ucraina vive un momento felice. Ha chiaro che la rottura con Dima è definitiva. Da qualche settimana le è vicino un nuovo compagno. Yana lavora nel bar di Cristina come cameriera. Sono amiche. Cristina la ospita da quando si è interrotto il legame sentimentale con il fratello Dumitru, “Dima“ in casa e per gli amici. Cristina risponde con un messaggio vocale alle 8.10 e uno scritto alle 8.18. Nel primo fa presente che è febbricitante e non può recarsi al lavoro. Nel secondo scrive: "Tu quando sei stata male mi sono comportata alla grande! L’antibiotico che prendo non fa miracoli". Non compare la flag blu dell’avvenuta lettura. Yana Malayko non risponde, non può rispondere. È già morta.

Il suo viaggio nella vita, durato soltanto ventitré anni, è stato brutalmente troncato. Alle 5.13 e 5.14, poco più di mezz’ora prima dei messaggi a Cristina, la telecamera nell’androne del condominio ha fissato le immagini di Dumitru Stratan che si affacciava, guardingo dall’ascensore, trascinava a terra un voluminoso involucro azzurro, all’apparenza pesante, usciva dall’edificio dalla porta posteriore, che dà sul parcheggio interno. Il sacco, parrebbe logico concludere, conteneva il corpo di Yana, abbandonato e forse nascosto poco dopo, alla località Valle, una manciata di chilometri da Castiglione. Un’area vasta che è stata perlustrata senza nessun risultato.

Le ore che seguono sembrano scivolare da una sorta di precipizio. Alle 9.18 Cristina riceve una telefonata di Dima che chiede la sua presenza a Castiglione perché è "un po’ giù di morale". Parlano in cucina. Dima è in piedi e fuma una sigaretta dietro l’altra. Yana non è in casa, dov’è? "L’ho mandata via", risponde l’uomo. Discorrono di cose "normali" fino a quando il discorso non torna sull’assenza della ragazza. La rivelazione di Dima cade all’improvviso: "L’ho ammazzata come lei ha ammazzato me". Cristia si allontana con Bulka, il cagnolino di Yana. È incredula, sa che a volte il fratello "dice delle cose non belle per scherzare". Raggiunge l’abitazione della madre Ana, in un primo tempo solo per lasciare il cane. Ma è sempre più inquieta. Ormai la cosa le appare seria. Torna nuovamente a casa della mamma e questa volta le riferisce la frase di Dima. Esce e si presenta dai carabinieri. Cristina Stratan non sa, non può sapere che un’ora prima di chiamarla Dumitru ha confessato il delitto a un amico.

Verso le 8, mentre si trovava all’Event Coffee, l’uomo ha visto passare l’amico moldavo che gli ha fatto segno di salire con lui nell’alloggio di Cristina. Ha i pantaloni infangati, spiega che è rimasto impantanato con l’auto. È molto agitato. "Ho fatto una cazzata, ho ammazzato Bonnie (il soprannome di Yana, ndr )". La rivelazione gli pare assurda, inverosimile, al punto che l’amico lo manda a quel paese. Il colloquio dura non più di cinque minuti. Lo interrompe l’arrivo della madre di Dima.

Come nell’interrogatorio di garanzia, Dumitru Stratan, in carcere per omicidio aggravato e occultamento di cadavere, ha scelto la strada del silenzio anche davanti al pm Lucia Lombardo. Nel comunicato a firma del procuratore Manuela Fasolato si informa anche che "continuano le plurime attività di indagine, tra cui accertamenti sul materiale informatico in sequestro nel rispetto delle norme procedurali e con le garanzie della difesa". Il perdurante mutismo dell’arrestato e l’inutilità degli sforzi sul campo, sono le probabili ragioni della temporanea sospensione delle ricerche. Interrotte ieri pomeriggio non riprenderanno nella giornata di oggi.