Tredici furti nel Lodigiano Presi i topi d’appartamento

Arrestati due albanesi e un romeno, mentre il quarto complice è in fuga. A dicembre hanno preso il volo 6mila euro, gioielli, accessori di prestigio

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di Paola Arensi

Due albanesi e un romeno sono stati arrestati dalla Squadra mobile di Lodi, sotto il coordinamento della Procura, al termine di un’articolata indagine. Un quarto complice albanese è ancora ricercato: si è sottratto alla cattura passando dal tetto della cascina dove abitava, a San Giuliano, per poi calarsi dal pluviale su un balcone.

Gli investigatori lavoravano da tempo su una serie di furti avvenuti in diverse province del Nord Italia, tra cui quella lodigiana, oltre a Monza-Brianza e Milano. Con colpi a Lodi, Tavazzano, San Colombano, Sant’Angelo etc. Tutte le incursioni risalgono a fine dicembre, quando sono spariti, con i blitz dei malviventi in diverse abitazioni, contanti per circa 6mila euro, un alto quantitativo di gioielli e preziosi, abbigliamento e accessori di prestigio. Sono anche state trovate la radiotrasmittenti che i banditi utilizzavano mentre facevano i colpi, valute cinesi (asportate in un furto), borse di Luis Vuitton.

L’indagine è partita dall’individuazione di un’auto i cui occupanti sono stati accusati di quattro furti, commessi tra il 16 e il 18 novembre, a Lodi e provincia. I colpi avvenivano sempre di sera, in case con luci spente e deserte. Filmati di videosorveglianza, tracciamento dell’auto tramite sistemi di lettura targhe nelle località in cui sono stati denunciati i furti, pedinamenti e accertamenti vari hanno infine fatto chiudere il cerchio. E ieri sono scattati tre arresti in esecuzione di altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Gli indagati dovranno quindi difendersi dalle accuse di furto, tentato furto e ricettazione. Sono stati contestati, in tutto, 27 furti di cui 13 avvenuti in provincia di Lodi: 4 nel Capoluogo, uno a Massalengo, 3 a Lodi Vecchio, uno a Tavazzano e 4 a Sant’Angelo più 3 a San Colombano, uno a Peschiera Borromeo e gli altri tra Milano e Monza-Brianza. Le immagini della videosorveglianza privata di due abitazioni svaligiate hanno mostrato all’opera dalle due alle tre persone, una delle quali fungeva da palo, pronto ad agevolare la fuga, mentre gli altri razziavano i beni.

I colpi venivano studiati e commessi anche in abitazioni al secondo o al terzo piano, dove i ladri arrivavano arrampicandosi lungo i pluviali o le grondaie delle facciate. Gli infissi, invece, venivano forzati con cacciaviti e piedi di porco. L’indagine ha reso necessaria anche la sorveglianza elettronica e tramite i telefoni si è risaliti all’identità degli indagati e a una seconda auto utilizzata per le razzie.