Profuga dal ’45 con il marito finito nelle foibe

Il poliziotto Delfio Romeo, scomparso nel 1945, potrebbe essere stato deportato e ucciso durante l'occupazione di Gorizia. La moglie Antonietta si rifugiò a Codogno per mancanza di mezzi di sussistenza. Il Consiglio comunale sta valutando di intitolare una via ai martiri delle foibe.

Profuga dal ’45 con il  marito finito nelle foibe

Profuga dal ’45 con il marito finito nelle foibe

C’è un legame tra Codogno e le sorti del poliziotto Delfio Romeo, scomparso a 37 anni il 1° maggio del 1945 a Gorizia nel giorno in cui le truppe di Tito entravano in città. È la moglie Antonietta che dopo la scomparsa del marito – non c’è una data di morte precisa e il foglio matricolare riporta solo l’irreperibilità dell’agente dagli inizi di maggio – è di fatto “profuga“ nella cittadina della Bassa, tenuto conto che scelse di sfollare presso la casa del fratello, che viveva in via Costa. La donna, infatti, secondo i documenti dell’archivio del Comune, era rifugiata a Codogno "per mancanza di mezzi di sussistenza".

Le sorti del marito restano sostanzialmente ignote anche se, secondo l’archivio della Lega Nazionale di Trieste, l’agente Romeo fa parte dei mille deportati da Gorizia in Slovenia e successivamente infoibati dopo essere stati internati. Tramite la Prefettura di Gorizia, a cominciare dai mesi successivi iniziarono ad arrivare al Comune gli avvisi di pagamento degli assegni alimentari che la moglie riscuoteva, stabiliti dal Ministero dell’Assistenza Post Bellica, preceduti dal mandato di pagamento per l’anticipazione dello stipendio del marito.

Intanto l’Amministrazione comunale di centrodestra è pronta ad approvare una mozione per intitolare una via ai martiri delle foibe, come dovrebbe recitare la dicitura precisa. Il via libera dovrebbe arrivare durante la prossima seduta del Consiglio comunale, il 29 febbraio. Occorrerà capire se la decisione otterrà il via libera unanime dell’assise o se tra la compagine di minoranza di centrosinistra emergeranno dei distinguo.

M.B.