Fase 2 a Lodi, in terapia intensiva ora solo due pazienti

Sono 27 i letti totali a disposizione. Negli ospedali del Lodigiano sono 95 i ricoverati con Covid: al picco erano stati 286

Anche per il personale dei reparti il peggio sembra essere ormai alle spalle

Anche per il personale dei reparti il peggio sembra essere ormai alle spalle

Lodi, 27 maggio 2020 - La terapia intensiva dell’ospedale Maggiore di Lodi si è svuotata. Sono solo due (su 27 letti a disposizione) i pazienti colpiti dal coronavirus attualmente ricoverati in condizioni critiche. In netto miglioramento anche i ricoveri negli altri reparti per i casi meno gravi. A Lodi sono 30 i letti occupati, all’ospedale di Codogno sono 32 e nel presidio di Sant’Angelo Lodigiano 33. I pazienti Covid ancora oggi ricoverati nei tre presidi sono dunque 95, quasi un terzo rispetto ai 286 del 12 aprile momento più critico dell’emergenza. Numeri incoraggianti perché la prima ondata si può dire ormai alle spalle. Sotto controllo anche gli accessi al pronto soccorso “sporco”, quello dedicato ai pazienti con sintomi da Covid-19, dell’ospedale Maggiore. Secondo i dati forniti dall’Asst di Lodi, gli accessi di lunedì nel percorso Covid sono stati 26, domenica invece sono stati 17. Niente a che vedere con i 100/120 accessi giornalieri che si registravano nel periodo più duro dell’epidemia nel Lodigiano. Si aggirano invece intorno alla quarantina i casi gestiti dal pronto soccorso pulito del Maggiore di Lodi, quello che è stato realizzato da marzo in via Secondo Cremonesi.

A distanza di settimane dal picco della curva di crescita del numero di contagiati, che in provincia di Lodi è stato raggiunto il 13 marzo, i vertici dell’Asst lodigiana sono al lavoro per fare valutazioni su cosa è accaduto nei giorni più duri della pandemia. E’ evidente che a Lodi è stato pagato lo scotto di essere stati i primi a gestire l’emergenza sanitaria scoppiata nella notte tra il 19 e il 20 febbraio con la diagnosi del paziente 1 di Codogno. In quelle ore difficili, mentre gli ospedali dovevano riorganizzarsi in pochissimo tempo, i malati arrivavano continuamente e le richieste di cura avevano mandato in tilt il sistema territoriale. Si spiega così come nel periodo più duro, dal giorno dello scoppio dell’epidemia fino a metà aprile, all’ospedale Maggiore di Lodi ci siano stati 51 decessi in terapia intensiva su 94 ricoverati (mortalità del 54%) e una degenza media in terapia intensiva di 9 giorni per i malati deceduti, di 11 per gli altri. I deceduti avevano tutti malattie associate rilevanti. In quel periodo l’ospedale di Lodi ha quasi quadruplicato i posti letto dedicati alla terapia intensiva, passando da 7 a 15 nella prima settimana di marzo, poi a 25 fino ai primi di aprile e per due giorni a 27.