Casalpusterlengo, Coronavirus: i medici nella ditta del contagiato

Ben 160 i tamponi per verificare altri casi, quarantena per i venti dipendenti a stretto contatto con lui

La Lever di casalpusterlengo

La Lever di casalpusterlengo

Casalpusterlengo (Lodi), 22 febbraio 2020 - Sono arrivati nel pomeriggio alla sede della Unilever di Casalpusterlengo i medici e il personale specializzato per effettuare i tamponi su 160 dipendenti con l’obiettivo di verificare eventuali casi di contagio da coronavirus. Nello stabilimento dell’azienda casalina infatti lavora il 38enne ricoverato a Codogno e colpito dal virus. Per i dipendenti strettamente a contatto con lui (una ventina circa all’interno dell’Unità di Ricerca e Sviluppo del sito della multinazionale che però ha un numero più elevato di personale) è scattata la quarantena, tutti i lavoratori sono stati sottoposti a verifiche sanitarie.

L’attività produttiva dell’azienda è stata sospesa. Mappati tutti i luoghi e contattate tutte le persone che il 38enne aveva frequentate prima del ricovero. Una corsa contro il tempo, anche se i vari spostamenti sono stati ricostruiti: dalla partita a calcio con la squadra del Picchio bar di Somaglia, alla gara podistica al corso di primo soccorso della Croce Rossa. La paura ieri tra i dipendenti era tanta. 

Dapprima la mensa aziendale interna, che serve all’incirca trecento pasti, è stata chiusa e sucessivamente si è deciso anche per la produzione. Ieri intanto, anche Il Samaritano, l’associazione che si occupa di malati terminali, ha dovuto comunicare che «le attività dei volontari e dei professionisti che collaborano con l’Associazione sono sospese, in via precauzionale. La situazione viene monitorata e saranno forniti aggiornamenti periodici. Appena possibile, le attività riprenderanno».

Il sodalizio ribadisce che «la nostra scelta non intende aggiungere ulteriori motivi di preoccupazione, ma è fondata sul desiderio di non nuocere in alcun modo alle persone che assistiamo (che, in virtù delle proprie condizioni di salute, necessitano di tutte le precauzioni possibili). Non abbandoniamo il servizio e i nostri assistiti, ma ci troviamo a dover compiere questa scelta difficile, rinnovando a ciascuno (pazienti, familiari e operatori sanitari) la nostra vicinanza. Sono ore in cui percepiamo tutti un senso di precarietà e insicurezza , ma occorre mantenere uno sguardo lucido, attento e responsabile».