CARLO D’ELIA
Cronaca

Cardona: "Lascio un territorio in ripresa"

Il prefetto trasferito a Roma dopo 19 mesi. Il suo nome resterà per sempre legato all’emergenza coronavirus, che ha anche contratto

di Carlo D’Elia

Il suo nome sarà per sempre legato all’emergenza Covid nel Lodigiano. Nei mesi più drammatici, da febbraio a maggio, ha coinvolto tutti i rappresentati delle istituzioni locali per arginare la prima ondata. Marcello Cardona, 64 anni, ex arbitro di serie A, per due anni questore di Milano, lascia l’incarico di prefetto di Lodi dopo poco più di un anno e mezzo.

Nominato il 26 marzo 2019, Cardona in 19 mesi ha dovuto prendere decisioni difficili (come quella della prima zona rossa di Codogno) e ha vissuto sulla propria pelle la malattia dopo essere stato tra i primi a intervenire sull’emergenza, quando il 20 febbraio era appunto esploso il focolaio a Codogno. Dal 23 dicembre il Consiglio dei ministri lo ha designato Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso. Lavorerà a Roma. Il nuovo prefetto di Lodi è Giuseppe Montella, 57 anni, attuale viceprefetto vicario a Bergamo.

Dottor Cardona, che esperienza ha vissuto nel Lodigiano?

"Sono stati mesi a dir poco intensi. Abbiamo affrontato una situazione drammatica. Guardandomi indietro però vedo un grande e lungo lavoro. Nel Lodigiano la situazione oggi è ben diversa rispetto a marzo e aprile. E i dati della ripartenza economica dimostrano che la provincia di Lodi è una delle poche in Italia che sta ripartendo".

È stata la più dura della sua lunga carriera?

"Nessuno poteva mai immaginare una situazione come quella che ci siamo trovati a vivere nei mesi scorsi. Mai avrei potuto prevederla, nonostante quasi 40 anni di carriera. A salvarmi è stato il metodo di lavoro: non ho mai creduto nella mia vita professionale che c’è un uomo solo al comando. C’è stato un lavoro nazionale, regionale e provinciale di grande coesione".

In provincia la vera emergenza sembra superata. La seconda ondata ha fatto meno danni rispetto alla prima. Decretare la zona rossa fu una scelta corretta?

"Chiudere una zona con quasi 50mila abitanti ha permesso di salvare migliaia di vite. Devo ringraziare chi ha collaborato in quei giorni. Soprattutto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il Governo e la Regione. Non mi sono mai sentito solo".

Cosa ricorda di quei giorni? "Lodi e Codogno erano visti da tutti come zone infettate. Nessuno voleva venire qui a portare generi di prima necessità. Ho dovuto chiedere l’intervento del presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi e del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, per chiedere un loro intervento. Lavorare insieme è l’unico modo per gestire un’emergenza".

A marzo ha contratto il virus. Cosa le è rimasto di questa esperienza?

"Sono stato un ferito gravissimo in guerra, diciamo. Sono stato fortunato. Sono stato curato, come tantissimi altri, con grande attenzione. C’è l’ho fatta con il sostegno di tutta la comunità, di tutte le persone a me care che mi hanno spronato a lottare. Un momento della mia vita che non dimenticherò mai".

Quale ricordo avrà del nostro territorio?

"Il mio cuore sarà sempre legato al Lodigiano. Nonostante il nuovo incarico, non mi allontanerò. Il territorio lodigiano rappresenterà per sempre un punto di riferimento emozionale molto forte. Da questi sentimenti generali bisogna ripartire. La pandemia ci ha lasciato tanti lutti, ma ci ha consegnato un mondo migliore e con più attenzione a chi soffre".