
I rilievi lungo l’autostrada tra San Zenone e Lodi, subito dopo il fallito colpo
Milano, 31 gennaio 2020 - Tre uomini incappucciati piazzati su un cavalcavia per sorvegliare la situazione dall’alto. Due valigie piene di chiodi a tre punte, un estintore e un proiettile di grosso calibro ritrovati all’interno di una Ford Focus station wagon, l’unica auto risparmiata dalle fiamme appiccate dai rapinatori in tre punti diversi. Un piano studiato nei minimi dettagli e per mesi, se è vero che le tredici macchine andate a fuoco sarebbero state rubate nello stesso periodo, circa un anno fa: non è detto, ragionano gli investigatori, che i banditi le abbiano fatte sparire tutte a inizio 2019 avendo già in mente il colpo sulla A1; l’idea, specie se si ipotizza che a entrare in azione sia stata una delle bande di foggiani specializzate in blitz del genere, è che ne abbiano comunque accumulato un buon numero con la consapevolezza che prima o poi sarebbero tornate buone per un assalto.
Il raid, sul quale sono in corso le indagini delle Squadre mobile di Lodi e Milano, è scattato attorno alle 23 di martedì, quando i tre blindati di Battistolli Group (un mezzo di scorta, il portavalori e un’auto staffetta), che stavano percorrendo la Milano-Napoli in direzione sud, si sono ritrovati davanti un autoarticolato che viaggiava a velocità molto bassa, all’altezza del chilometro 17: i conducenti dell’istituto di vigilanza hanno deciso di superarlo, ma, al momento del passaggio del furgone col prezioso carico (stando a quanto risulta al Giorno, trasportava circa 5 milioni di euro dalla sede di Paderno Dugnano a quella di Bologna), l’autista del tir ha sterzato bruscamente, speronando il portavalori e provocando la foratura della gomma posteriore destra. A quel punto, come da protocollo di sicurezza e per controllare i danni allo pneumatico, i conducenti di Battistolli si sono fermati nell’area di servizio San Zenone Ovest, dove hanno trovato una pattuglia della Polstrada di Guardamiglio; il bagliore improvviso scatenato dall’incendio in lontananza ha dato loro la certezza di trovarsi nel bel mezzo di un assalto organizzato e che quel tamponamento, avvenuto per errore prima del punto concordato dai malviventi, li aveva involontariamente salvati dal blocco sistemato a mezzo chilometro di distanza.
In quel punto, all’altezza di Lodi Vecchio, c’era il resto della gang, con un altro tir che aveva in pancia la ruspa da utilizzare per sventrare il portavalori e tirar fuori il bottino. Fallito il piano, i banditi hanno incendiato alcune auto lungo la carreggiata sud e altre quattro (tranne la Focus) lungo la carreggiata nord, all’altezza del chilometro 20 (dov’è stato trovato pure un cancello aperto con lucchetto forzato in corrispondenza di una stradina esterna). Altre cinque macchine sono state bruciate all’incrocio tra la sp115 e la sp204, a due passi da Salerano sul Lambro, probabilmente la via di fuga utilizzata dai 18 rapinatori per scomparire nel nulla.