Fontana, l’ira dopo la lunga attesa: "Lockdown schiaffo ai lombardi"

Le critiche al governo per il provvedimento mettono d’accordo il presidente e il sindaco di Milano. Sala: "Assurdo comunicarlo così tardi, ora i ristori"

Il sindaco Giuseppe Sala e il governatore Attilio Fontana

Il sindaco Giuseppe Sala e il governatore Attilio Fontana

Milano, 5 novembre 2020 - La decisione ufficializzata alle 20.30 di ieri sera dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è esattamente la decisione che Attilio Fontana e Giuseppe Sala, per una volta allineati, avrebbero voluto evitare. Sia il presidente della Regione sia il sindaco di Milano avevano fatto presente, nei giorni scorsi, come non ritenessero opportuna l’istituzione di una zona rossa in Lombardia e il regime di lockdown che ne deriva. Niente da fare, invece: oggi sarà firmata l’ordinanza, da domani e per 15 giorni la più severa delle strette sarà in vigore. 

Il più duro è Fontana. Secondo il governatore le scelte del Governo e le modalità con le quali sono state assunte e comunicate rappresentano uno «schiaffo ai lombardi»: «Comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all’ora di cena, che la nostra regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile. A rendere ancor più incomprensibile questa decisione del Governo sono i dati attraverso i quali viene adottata – sottolinea Fontana –: informazioni vecchie di 10 giorni che non tengono conto dell’attuale situazione epidemiologica. Le richieste formulate dalla Regione Lombardia, negli ultimi giorni, non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita»

Sala ha tenuto una posizione conciliante nei confronti del Governo fino al tardo pomeriggio di ieri, quando ha poi sbottato contro la mancanza di certezze e comunicazioni a proposito della zona rossa e della relativa ordinanza. In mattinata il sindaco non aveva fatto a meno di definire «severe» le misure decise per Milano e la Lombardia e di ribadire la necessità di ristori tempestivi per le categorie colpite dalla chiusura delle attività, ma il tono del post pubblicato su Facebook seguiva lo spartito della collaborazione istituzionale: «Le decisioni del Governo vanno rispettate e applicate. La tutela della salute dei cittadini è il primo bene da proteggere e noi continueremo a lavorare perché queste disposizioni siano osservate da tutti i milanesi. Si tratta certamente di misure severe. Accolgo con favore la conferma delle lezioni in classe per gli studenti fino alla prima media. Non posso non dispiacermi per i ragazzi e le ragazze che non potranno frequentare i loro istituti scolastici. La scuola in presenza, per il suo valore educativo e sociale, resta una delle risorse principali da preservare. Continuerò a battermi affinché gli aiuti a favore di tutte le categorie penalizzate dalla chiusura vengano immediatamente erogati. Per questo – promette ancora Sala – sono pronto da subito a farmi portavoce delle loro istanze in tutte le opportune sedi. Milano anche questa volta rispetterà le decisioni del Governo e lavorerà unita per uscire al più presto da questa difficile situazione. Ogni giorno da Palazzo Marino mi assicurerò che ciò avvenga».

Alle 18 il cambio di tono, dopo una giornata trascorsa invano nell’attesa: «Caro Governo, sono le 6 di sera, un bar milanese sta chiudendo e ancora non sa se alle 6 di domani mattina potrà riaprire. Quando glielo facciamo sapere?». La risposta è arrivata alle 20.20 di ieri, ora di inizio della conferenza stampa di Conte.