Teva chiude a Nerviano, via ai licenziamenti: 293 dipendenti perdono il lavoro

Nessun accordo per la cessione del polo farmaceutico

La manifestazione dei dipendenti Teva lo scorso febbraio

La manifestazione dei dipendenti Teva lo scorso febbraio

Nerviano (Milano) - L’ultimo incontro che si è svolto venerdì in Regione non ha lasciato ombre di dubbio. Come annunciato lo scorso anno dalla proprietà lo stabilimento farmaceutico Teva verrà chiuso nei tempi e nei modi già anticipati dall’azienda, ovvero dall’inizio del prossimo anno ed entro il 2024. "È previsto che il processo di chiusura avvenga gradualmente e che venga completato con le attività di smantellamento e pulizia entro il 2024 – spiegano dalla multinazionale -. Teva svolgerà tutti i passaggi necessari per adempiere agli obblighi che ha nei confronti dei propri dipendenti e della comunità. Questa difficile decisione è stata presa per ragioni commerciali e non è legata a prestazioni o qualità del sito produttivo di Nerviano".

Tutti i 293 dipendenti del sito di via Pasteur verranno licenziati (i primi 200 dal primo di gennaio del prossimo anno, gli altri quando saranno completati i lavori di dismissione). A nulle sono valse le proteste dei lavoratori e dei sindacati: dopo il consiglio comunale in cui era stata espressa unanime solidarietà ai dipendenti, giovedì c’è stata l’ennesima manifestazione con presidio davanti allo stabilimento e lungo la statale del Sempione. "La decisione di rimuovere questo sito dal network operativo globale è il risultato di una revisione complessiva della rete produttiva per ottimizzarne l’efficienza, evitare eccessi di capacità produttiva, ridurre i costi e allineare meglio la produzione alla reale domanda del mercato – spiegano dall’azienda -. Sebbene questa possibilità sia già stata annunciata più di un anno fa, Teva nel frattempo ha fatto molti sforzi per trovare un partner strategico adatto per questo sito. Nonostante numerosi incontri e analisi (due diligence) con diversi potenziali partner, purtroppo non è stato trovato un acquirente adatto per concretizzarne la cessione".

Dopo l’ufficializzazione della chiusura c’è stato un incontro dei lavoratori con i sindacati. Il primo passo sarà quello di attivare la Regione Lombardia per chiedere al Mise una convocazione a settembre: un primo incontro per gestire il piano licenziamenti e anche per cercare ancora nuovi acquirenti. I sindacalisti non si arrendono e, nonostante l’ufficializzazione della chiusura, continueranno a chiedere "la reindustrializzazione del sito e la massima occupazione – così afferma Francesco Restieri, segretario dalla Filctem Cgil Ticino Olona -. Continueremo a difendere i lavoratori a tutti i tavoli".