Cerro Maggiore (Milano) – Un po’ futuristica astronave e un po’ inespugnabile rifugio, è impossibile non notare la sede dell’azienda a lato delle corsie dell’autostrada Milano-Laghi quando si attraversa l’abitato di Cerro Maggiore: l’edificio è in realtà uno scrigno che nasconde tecnologia, ricerca e innovazione, caratteristiche che hanno trasformato Ab Medica in un riferimento nel mercato europeo per le tecnologie medicali mininvasive, la chirurgia robotica e la digital health.
Oltre 400 dipendenti equamente divisi tra uomini e donne (capofila di un gruppo internazionale con più di 650 dipendenti in cinque Paesi europei), un fatturato che supera i 230 milioni di euro e una solida guida, Ab Medica festeggia i 40 anni e ha ricevuto ieri la visita del presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, e del direttore generale, Alessandro Scarabelli. Ad accoglierli la Ceo Francesca Cerruti, figlia di Aldo, che nel 1984 aveva dato il via all’avventura imprenditoriale e che, dunque, prosegue quella che a tutti gli effetti è l’attività di famiglia.
Al centro del sistema Ab Medica c’è oggi “Da Vinci”, il robot già utilizzato in circa 200 strutture ospedaliere della penisola (poco meno di una quarantina in Lombardia) e attorno al quale è stato costruito un ecosistema di altri prodotti - in parte sviluppati e realizzati interamente da Ab Medica - e brevetti orientati alla salute: “Da Vinci”, giunto alla quarta generazione tecnologica, è uno dei primi sistemi per la chirurgia mininvasiva robot-assistita e trova applicazione in urologia, ginecologia, chirurgia generale, chirurgia toracica, cardiochirurgia, chirurgia pediatrica, Orl e senologia e “assiste” il chirurgo durante tutto l’intervento.
“Se il guscio dell’azienda, l’edificio che la ospita, è intrigante, ciò che si trova all’interno è ancora più sorprendente – ha commentato Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, dopo la visita di ieri –.Una percentuale importante del fatturato di Ab Medica viene reinvestito in ricerca, ospita un training center all’avanguardia dove vengono organizzati percorsi di formazione sulle principali tecnologie rivolti a chirurghi, equipe infermieristiche studenti e personale interno, ha ottenuto importanti certificazioni nella parità di genere. Un primato che va coltivato anche attraverso le politiche legate all’industria biomedicale, che devono superare logiche come quella del payback dei dispositivi medici, capaci di mettere a rischio il lavoro, gli investimenti, l’economicità delle imprese”.
Il meccanismo del payback prevede che le aziende che vendono dispositivi medici contribuiscano in quota al finanziamento della sanità, ripianandone le perdite. “Il comparto di cui siamo parte sta attraversando un momento particolarmente delicato che richiede una svolta – ha aggiunto la Ceo di Ab Medica, Francesca Cerruti –. Il payback rischia di portare al collasso migliaia di piccole e medie imprese che ogni giorno scrivono il futuro della sanità italiana e noi non possiamo permettere che questo accada”.