A Rescaldina si pianta il seme dell'amicizia

Spuntano fiori nel cortile delle case Aler e il giardinaggio diventa così un ponte tra le culture e le religioni

Vicini di casa al lavoro nel giardino delle case Aler

Vicini di casa al lavoro nel giardino delle case Aler

Rescaldina (Milano), 12 luglio 2019 - Nuovi alberi nel cortile comune di un caseggiato popolare di Rescaldina. Un gesto semplice, simbolo però di una sfida vinta: nei palazzi di via Aldo Moro, intorno al cortile, convivono infatti numerose famiglie appartenenti a etnie e religioni diverse. Non sempre, anche in tempi recentissimi, la convivenza è stata pacifica. Proprio per contribuire a risolvere i problemi quotidiani l’azienda sociale So.Le, in collaborazione col Comune, ha avviato nel quartiere un progetto di ampio respiro. Rivolto in particolare agli studenti delle scuole superiori di primo e secondo grado (ai quali è fornita assistenza gratuita per lo studio), il progetto comprende anche una scuola di italiano per i genitori, uomini ma soprattutto donne, per lo più arabe, che spesso faticano a imparare la nostra lingua. L’ultima iniziativa è stata quella di raccogliere fondi tra le famiglie residenti nei 54 caseggiati Aler del quartiere: i soldi raccolti sono stati utilizzati per comprare i fiori e le piante seminati sabato in cortile. Anche il sindaco Gilles Ielo - giardiniere per un giorno insieme agli assessori Elena Terraneo, Enrico Rudoni e tanti altri – si è rimboccato le maniche per piantare i semi insieme ai bambini del quartiere e alle loro famiglie arabe, africane, asiatiche e italiane. Il motto della giornata

“Facciamo fiorire il nostro giardino” è stato scritto su un grande striscione visibile dalla strada che collega Rescalda e Rescaldina: un simbolo, anche questo, della volontà di uscire dall’invisibilità e dall’isolamento del quartiere per avviare una sempre maggior comunicazione con tutta la cittadina. Quella di sabato è stata anche l’occasione per i vari gruppi attivi nel quartiere di conoscersi gli uni con gli altri, comunicare e avviare progetti per favorire un’ulteriore integrazione. Il pomeriggio si è concluso con un aperitivo arricchito da cibi tipici di buona parte del mondo. «Quasi tutti i giorni facciamo qualcosa insieme, ed è molto bello perché mi sento circondata da amici», racconta Ilham Maazi, ragazza di origini marocchine ma crescita nel quartiere, che si prepara a iniziare l’università a settembre proprio nella facoltà di mediazione culturale.